«Al set cinematografico pensiamo noi»: i condizionamenti del clan sulla Fandango. Nove arresti, 46 indagati. Il pizzo dalle comparse alla sorveglianza

«Al set cinematografico pensiamo noi»: i condizionamenti del clan sulla Fandango. Nove arresti, 46 indagati. Il pizzo dalle comparse alla sorveglianza
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Mercoledì 3 Giugno 2020, 09:27 - Ultimo aggiornamento: 4 Giugno, 08:05

Nove arresti per decapitare un clan mafioso di Taranto. E' scattata all'alba l'operazione della Guardia di Finanza denominata "Tabula rasa". I militari hanno eseguito i provvedimenti restrittivi spiccati dal gip di Lecce su richiesta dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia. Nel dettaglio per otto indagati si sono spalancate le porte del carcere, uno è ai domiciliari, mentre per altri due è stato disposto l'obbligo di firma. Gli arresti sono stati eseguiti principalmente nei quartieri Tamburi e Tramontone con le contestazioni di associazione di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione di armi e munizioni. In tutto, gli indagati sono 46.

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Nel corso delle indagini è stata accertato che due fratelli tarantini, Antonio e Cataldo Sambito, rispettivamente di 49 e 51 anni anni, indicati come appartenenti alla “Sacra Corona Unita”, hanno proseguito negli ultimi anni la loro attività dando vita ad una organizzazione in grado di imporre la propria legge.

Tra gli episodi inquadrati dagli investigatori della Guardia di Finanza,  il caso in cui il clan avrebbe fatto da garante sul territorio, e in particolare nel rione Tamburi, per la casa cinematografica "Fandango", in occasione delle riprese del film "Il grande spirito", di Sergio Rubini, girato per alcune settimane a Taranto. Secondo gli investigatori, il gruppo avrebbe gestito la sorveglianza dei mezzi e delle attrezzature utilizzate attraverso uomini della cosca, accaparrandosi anche l'ingaggio delle comparse. Nel mirino anche una vicenda di voto di scambio. Uno dei capi, inoltre, sarebbe riuscito a farsi assumere in un'azienda pubblica, assicurandosi una rapida carriera. 

Nell'inchiesta "tabula rasa" sono indagate complessivamente 46 persone, con le accuse, contestate a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, esplosione di colpi di arma da fuoco in luogo pubblico, danneggiamento, furto, contrabbando di sigarette.
Oltre ai fratelli Sambito, indicati come i capi promotori del gruppo egemone ai "tamburi", questa mattina in carcere sono finiti i tarantini Claudio Pugliese, di 48 anni, Giuseppe Gentile, di 42 anni, Giovanni Giuliani, di 53 anni, Luca Guarino, di 44 anni, Emanuele Raffo, di 44 anni, e Domenico Salamina, di 31 anni.

 

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