Documentazione falsa per far scattare il "bonus facciate". La Finanza sequestra 750.000 euro

Documentazione falsa per far scattare il "bonus facciate". La Finanza sequestra 750.000 euro
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Lunedì 6 Febbraio 2023, 10:24 - Ultimo aggiornamento: 10:42

Carte false per percepire il bonus facciate. E sotto sequestro finiscono crediti d'imposta per un valore di 750.000 euro. Le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Taranto hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di urgenza, emesso dalla Procura jonica e successivamente convalidato dal Tribunale, di crediti di imposta, per un importo di circa 750mila euro, per le ipotesi di reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche e di falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità. Tre le persone indagate

L'inchiesta

Il sequestro rappresenta l’epilogo delle indagini svolte dai finanzieri di Taranto a partire dal giugno dello scorso anno, nei confronti di 3 persone (l’amministratore di un condominio cittadino, il tecnico - progettista dei lavori e il rappresentante legale dell’impresa esecutrice delle opere) e inerenti alla verifica del regolare conseguimento di crediti di imposta in applicazione dell’agevolazione fiscale “bonus facciate”.

Dalle investigazioni  sarebbe emerso che il rappresentante legale del condominio committente dei lavori e il competente tecnico abilitato avrebbero falsamente attestato negli atti di rispettiva titolarità l’inizio dei lavori di manutenzione straordinaria il 29 dicembre del 2021, due giorni prima della data di scadenza della particolare agevolazione fiscale prevista il 31 dicembre dello stesso anno.

Il contributo

Le opere sarebbero state effettivamente intraprese nel giugno 2022, con la documentazione e asseverazione di spese, pari a circa 793mila euro, in apparenza di gran lunga superiori ai costi effettivamente sostenuti. Il contributo causale dell’imprenditore sarebbe invece consistito nell’emissione di una fattura per un importo pari al 10% dell’ammontare delle spese asseverate. Questo avrebbe consentito l’indebita maturazione di crediti di imposta, pari a circa 750mila euro, oggetto di un’imminente cessione all’impresa esecutrice dei lavori secondo il meccanismo noto come “sconto in fattura”.

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