Arsenale, stop al turnover. Così scompaiono gli operai

Arsenale, stop al turnover. Così scompaiono gli operai
di Alessio PIGNATELLI
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Venerdì 16 Marzo 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 09:11

Un esercito di circa 3mila e 600 dipendenti con un’età media di 58 anni. 
E con un pericolo: senza turnover e ricambi adeguati, si rischia di perdere professionalità uniche. È l’allarme della Cgil Funzione pubblica che ha rilanciato una proposta: aprire all’esterno la scuola Allievi giovani operai per ridare slancio alle attività dell’insediamento produttivo tarantino e per formare sul territorio giovani disoccupati in grado di attività tecniche uniche come quelle che si svolgono all’interno degli Arsenali italiani. Ieri il sindacato ha tenuto un’assemblea all’interno dell’Arsenale. 
C’erano Francesco Quinti, coordinatore nazionale Funzione pubblica Cgil Difesa e Lorenzo Caldaralo, segretario della Funzione pubblica Cgil di Taranto.
Il personale civile della Difesa a Taranto conta numeri importanti e la fetta maggiore è impiegata nel sito principale, l’Arsenale, con 1360 addetti. 
I restanti lavorano presso gli altri diciotto siti, dalla Marina militare allo Svtmam (scuola volontari di truppa). Un nucleo importante per uno dei più grandi insediamenti produttivi della città che rischia di impoverirsi ulteriormente in bilico tra incognite occupazionali, produttive e il progetto di un percorso turistico-culturale ancora non sbocciato definitivamente.
 
«Il tema più importante è senza dubbio il turnover» - ha spiegato Francesco Quinti. «Stiamo provando a smuovere le acque per avere nuove assunzioni attraverso due linee progettuali. Una prevede - ha aggiunto - di riportare all’interno dei poli industriali una parte del lavoro che viene statalizzato oggi. Una seconda riguarda progettualità interne con bandi e corsi che includono formazione dentro le scuole ex operai del ministero della Difesa. Ci permetterebbe di avere subito una manovalanza che ha assorbito quelle conoscenze indispensabili attraverso un’esperienza costante sul posto di lavoro. Se non facciamo in questo modo, rischiamo di perdere quella professionalità che non viene tramandata».
Il problema è facilmente intuibile. 
Nell’Arsenale di Taranto lavorano veri e propri artigiani in grado di svolgere attività peculiari. Il ricambio generazionale mirato e supportato da una specifica formazione professionale è ormai divenuto improrogabile per non mettere a repentaglio molti lavori particolari.
«Il blocco delle assunzioni risale agli anni ‘80 - ha dichiarato Lorenzo Caldaralo - è necessario intervenire oggi perché ci sono maestranze uniche. Mancano 500 persone all’appello e tutti gli investimenti previsti per la struttura del ministero della Difesa sono rimasti esclusivamente sulla carta. La scuola Allievi giovani operai è basilare per tramandare queste professionalità. Nei bacini servono gli operatori, occorrono artificieri da affiancare a quelli esistenti a Buffoluto: figure professionali che esistono solo lì e che non possono perdersi».
Un dialogo con le istituzioni c’è stato recentemente ma si è arrestato in seguito al cambio di Palazzo di Città su cui il sindacato punta molto: «C’è stata una concertazione con i vertici della Marina e con l’ex sindaco di Taranto in passato - ha concluso Caldaralo - eravamo riusciti a convincerli dell’importanza enorme dell’Arsenale jonico.

Adesso la situazione si è arenata. Occorre riprendere quella priorità all’interno del tavolo del Contratto istituzionale di sviluppo. Ci sono 5milioni e 700mila euro per la musealizzazione che si può conciliare con l’attività produttiva ma il problema più grande è che non abbiamo segnali per le assunzioni. Il turnover deve avvenire al più presto altrimenti il ricambio generazionale non potrà mai esserci».

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