Ex Ilva, arrestato Pietro Amara. Obbligo di dimora per l'ex procuratore Capristo. L'ipotesi: scambio di favori e inchieste di comodo/ Il caso dell'incidente mortale

L'ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo
L'ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo
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Martedì 8 Giugno 2021, 09:36 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 06:51

Un nuova misura cautelare è stata notificata questa mattina dai magistrati di Potenza all'ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo. Per l'ex capo della Procura ionica è stato disposto l'obbligo di dimora a Bari. Il provvedimento è scattato, stando a quanto si apprende, nell'ambito di una indagine, diretta dal procuratore di Potenza Francesco Curcio, che è sfociata in cinque misure cautelari e nella quale sono ipotizzate le accuse di corruzione in atti giudiziari, concussione e abuso d'ufficio. Tra le persone arrestate dalla Guardia di Finanza lucana anche l'avvocato Pietro Amara, ex legale di Eni e al centro in passato di indagini condotte dalla procura di Milano. Ai magistrati lombardi, peraltro, proprio il legale siciliano ha rilasciato dichiarazioni sull'esistenza della cosiddetta loggia "Ungheria". Nel dettaglio questa mattina in carcere sono finiti l'avvocato Amara e il poliziotto Filippo Paradiso. Ai domiciliari l'avvocato di Trani Giacomo Ragno e Nicola Nicoletti, consulente dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria dal 2015 al 2018. Per Capristo, come si è detto, è stato adottato l'obbligo di dimora (qui il comunicato della Procura di Potenza).  

Sotto la lente di ingandimento sono finiti i rapporti tra il magistrato e l'avvocato sia nel periodo in cui Capristo era alla guida della procura di Trani sia in quello in cui era al timone della procura di Taranto. Secondo gli inquirenti coordinati dal procuratore di Potenza Francesco Curcio, l'arrivo a Taranto di Capristo venne agevolato dalle manovre di Amara e di Paradiso. I due avrebbero  messo in atto «un'incessante attività di raccomandazione, persuasione e sollecitazione» in favore del giudice Carlo Maria Capristo «su membri del Csm (da loro conosciuti direttamente o indirettamente) e su» persone «ritenute in grado di influire su questi ultimi» in occasione della pubblicazione di posti direttivi vacanti d'interesse« dello stesso Capristo» fra cui la Procura generale di Firenze, la Procura della Repubblica di Taranto ed altri.

Il rapporto sarebbe andato avanti anche quando l'avvocato diventò consulente di Ilva in amministrazione straodinaria. Tra i fatti al centro della nuova inchiesta esplosa questa mattina il tentativo di patteggiamento delle società a giudizio nel processo "Ambiente svenduto", poi respinto dalla Corte di Assise. Nel mirino dei magistrati di Potenza anche le decisioni adottate nelle indagini della  procura di Taranto sull'incidente che nel 2016 provocò la morte dell'operaio Giacomo Campo.

Vicende che l'avvocato Amara seguì in qualità di consulente di Ilva. E nelle quali il procuratore è accusato di aver assunto atteggiamenti e decisioni dirette a favorire e accreditare l'avvocato Amara e l'altro consulente dei commissari straordinari di Ilva. 

L'inchiesta

I provvedimenti eseguti nella mattina di oggi vanno inquadrati in un approfondimento investigativo rispetto alla prima indagine che, nel maggio dello scorso anno, portò agli arresti domiciliari per l'alto magistrato, poi tornato in libertà ad agosto. Vicenda per la quale è attualmente sotto processo dinanzi al Tribunale del capoluogo lucano.

Le accuse

L'ex procuratore di Taranto era finito nei guai per le presunte pressioni che avrebbe cercato di esercitare, attraverso un poliziotto di sua fiducia, su una giovane pm della procura di Trani, dove il magistrato aveva svolto il ruolo di procuratore prima dell'incarico a Taranto. Secondo gli investigatori, Capristo avrebbe chiesto di indirizzare l'esito di un fascicolo di cui era titolare la magistrata. Accuse che il procuratore ha sempre respinto.

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