Si ammala il doc in prima linea. Soloperto: «Guarisco e torno in reparto»

Si ammala il doc in prima linea. Soloperto: «Guarisco e torno in reparto»
di Lucia J. IAIA
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Sabato 14 Novembre 2020, 09:23 - Ultimo aggiornamento: 13:22

Il Covid 19 non risparmia nessuno. Massimo Soloperto, pneumologo al Moscati di Taranto è risultato positivo al Coronavirus. La prima domanda è d'obbligo.
Come si sente dottore?
«Ho qualche linea di febbre ma soprattutto, sento una profonda stanchezza. Per il resto, al momento, non ho altri sintomi anche se credo che il peggio sia passato. Appena ho appreso la notizia naturalmente, è stato un duro colpo per me, anche perché mi sono tornate in mente tante scene terribili a cui purtroppo, ho assistito».
Pensa di aver contratto il virus da un paziente?
«Ho ricostruito nella mente gli ultimi avvenimenti personali e professionali. Credo di aver anche capito quando e come mi sono contagiato. Probabilmente, è avvenuto mentre effettuavo un massaggio cardiaco ad un paziente positivo. In quei momenti, la tempestività d'intervento è fondamentale ed è possibile che, nonostante la tuta, ci sia stata una svista da parte mia. Ho sentito molto caldo lì per lì, anche perché lavorare con questi dispositivi di sicurezza è complicato.
Come ci si sente ora d'altro lato della barricata?
«In un primo momento, ho provato angoscia ma poi, ho riordinato le idee e mi sono rimesso in assetto da guerra. Bisogna combattere adesso, anche se questo virus provoca una stanchezza dell'anima, un mal di vivere che, tuttavia, non deve prendere il sopravvento. Lo stato d'animo inoltre, è condizionato dal fatto che il lavoro molto serrato viene interrotto bruscamente da un periodo di riposo. Forse, dovrei approfittarne. La solitudine e la paura possono esserci ma c'è anche tanto affetto intorno. Mi dispiace solo di non poter dare una mano ai colleghi in ospedale e sono amareggiato perché so cosa significa quando manca qualcuno. Spero che vada tutto bene e di riprendermi al più presto per cercare di aiutare più persone possibili da questa grave epidemia e per aiutare la mia famiglia della pneumologia Moscati, dal mio direttore ai colleghi e personale sanitario, che rappresentano i miei fratelli e che stanno dando l'anima per salvare la gente operando in condizioni di estrema difficoltà dovuta agli enormi carichi di lavoro e responsabilità»
Dottore, ancora una volta però, c'è chi nega l'evidenza o ignora le regole. Vorrebbe dire qualcosa a queste persone?
«Occorre maggiore responsabilità. Quel clima negazionista è stato clamorosamente smentito dai fatti. Siamo in una situazione drammatica e le terapie intensive hanno raggiunto il limite della capienza. Gli ospedali sono in affanno. La gente deve capirlo e comportarsi in maniera corretta. In più, non si vede la luce in fondo al tunnel, non c'è l'estate alle porte come invece, era accaduto durante la prima ondata. Ci aspettano mesi lunghi e complicati. Occorre disciplina perché il numero di contagi sta aumentando. Non è vero che solo gli anziani muoiono. In questa seconda ondata ho notato che il virus sta colpendo durante i polmoni, indipendentemente dall'età del paziente».
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