Amiu, la rivoluzione social: post e like per pulire la città

Amiu, la rivoluzione social: post e like per pulire la città
di Alessio PIGNATELLI
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Domenica 11 Marzo 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 19:02
#ContagioAmiu #NoisiamoAmiu. Sono sufficienti due hashtag e una campagna di comunicazione per svecchiare un’immagine aziendale? E, soprattutto, per ripristinare un rapporto con la cittadinanza “contagiandola” positivamente nel virtuale e nella realtà? Probabilmente non è l’unica strada da percorrere ma dei risultati tangibili cominciano a vedersi. L’azienda municipalizzata dell’igiene urbana di Taranto ha impostato un nuovo corso. Oltre ad aver cambiato Cda con la nomina del presidente Luca Tagliente, si sta provando a coinvolgere maggiormente la cittadinanza. Una relazione che, negli anni, non è stata idilliaca: da una parte le maestranze sono state sempre accusate di non fare bene il proprio lavoro, dall’altra i tarantini non hanno mai brillato per un altissimo senso civico. È chiaro che una serie di post su Facebook non è la panacea e i problemi restano. Però, qualcosa sta cambiando. La campagna “Dillo ad Amiu” sta iniziando a fare breccia tra tanti. Sicuramente tra i volenterosi, tra chi non si arrende a vedere scene di ordinaria immondizia sparsa per la città. Qualche numero: a gennaio, quando i profili social erano praticamente congelati, il contatore della pagina Facebook era fermo a circa 2mila like. 
Il nuovo impulso e la necessità di dare una dimensione più smart e moderna hanno determinato la ripresa delle attività: ad oggi, in un mese e mezzo, si è passati a oltre 3.500 “mi piace”. Ma sono le interazioni con la cittadinanza a fare la differenza: ogni giorno arrivano circa 25 segnalazioni di rifiuti o situazioni di degrado. Sia tramite messaggi privati, sia tramite commenti ai vari post aziendali. Segnalazioni che sono trasformate in ordini di servizio accorciando tempi elefantiaci e burocratici. Taranto si è trasformata in un paesino della Svizzera ai piedi delle Alpi? Certamente no. Però, la gente risponde. E alcuni teoremi iniziano a barcollare. Amiu non è esente da colpe in alcuni casi, i problemi continuano a esserci ma occorre la volontà di tutti. Tant’è che i commenti di molti utenti vanno proprio in questa direzione: “Amiu combatti, gli incivili vanno tallonati”, “Secondo me oltre ad essere incivili questa gente e anche malata. Come si fa a non capire che se sporchi la città in questo modo ci stanno dentro anche loro”, “Complimenti a tutti i lavoratori dell’Amiu, grazie: speriamo che questi incivili scompaiono come la montagna di rifiuti che avete tolto”. Con un maggiore numero di interazioni, non mancano anche i commentatori che pungolano l’azienda: “Non intervengono e agiscono da sé ma solo su segnalazione”, “E perché aspettare che si riduca ad una zozzeria?”, “Via Sordi, avete rimosso due cassonetti funzionanti più di un anno fa senza alcuna motivazione, per buttare la spazzatura bisogna metterla in auto e buttarla sotto casa di qualcun altro ma le tasse sono rimaste invariate. Li rimpiazzerete?”. 
 
Uno degli interventi che più ha avuto eco, non solo social, sicuramente è stato lo sgombero del sottopasso di via Magnaghi. 
Su impulso della Polizia Locale e dell’Amministrazione Comunale, infatti, gli operatori hanno rimosso almeno sessanta quintali di materiale di vario genere che era stato ammassato all’interno del sottopasso, rendendolo di fatto impraticabile.
Le operazioni di rimozione hanno richiesto, oltre al lavoro manuale di 6 operatori, anche l’intervento di un mezzo dotato di ragno. 
Un intervento pianificato e delicato in quanto quel sottopasso era utilizzato come accampamento da una famiglia rom. Si è aperto un dibattito sociologico sulla piattaforma virtuale - stendendo un velo pietoso su commenti xenofobi - con una parte di utenza che ha criticato l’approccio alla risoluzione del problema. Critiche che l’assessore al Patrimonio, Francesca Viggiano, ha respinto sostenendo di dare priorità prima alle persone, poi al decoro urbano e al ripristino della legalità: «Abbiamo trovato sette uomini a cui è stato offerto aiuto ma che hanno declinato». 
Al di là dei singoli episodi, dunque, oggettivamente si sta creando un circolo di informazioni e comunicazioni. Circolo che, per diventare sempre più virtuoso, deve tradursi nella quotidianità in atteggiamenti e comportamenti. 
Qualche passo, però, è stato fatto. 
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