Ambientalisti spaccati in due candidati sindaco
Matacchiera: sono pronto

Ambientalisti spaccati in due candidati sindaco Matacchiera: sono pronto
di Mario DILIBERTO
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Lunedì 6 Febbraio 2017, 07:21 - Ultimo aggiornamento: 13:45

Divisi verso la meta. Con un candidato sindaco già certo, Vincenzo Fornaro, uno probabilissimo del calibro di Fabio Matacchiera ed un terzo in pectore, vicino alle battaglie ambientaliste, come il dottor Cosimo Nume corteggiato dal Partito Democratico. Così il multiforme mondo dal pollice verde made in Jonio guarda alla chiamata alle urne e all’ennesimo appuntamento con la storia di una città in costante attesa di una svolta, possibilmente decisiva.
Si tratta di una fetta importante di elettorato, visto che dall’esplosione dell’inchiesta Ilva gli ambientalisti hanno reclutato nelle loro fila tantissimi simpatizzanti. In controtendenza, in verità, con il passato, quando gli alfieri dell’ambientalismo erano pochini e il più delle volte trattati come profeti da spedire a predicare nel deserto.
La storia cambia e ora il mondo ecologista comincia a puntare su candidati di un certo carisma. L’unità, però, almeno al momento sembra una chimera. Almeno dopo l’ufficializzazione della candidatura di Vincenzo Fornaro, allevatore divenuto famoso suo malgrado, dopo la mattanza del suo gregge. Il suo pianto dinanzi ai carnefici dei suoi animali è un’immagine storica della sofferenza della città schiacciata dal peso di quelle ciminiere. E Fornaro è persona che ha mostrato di riuscire a raccogliere consensi e sostegno di chi si riconosce in “Taranto Respira”. La sua candidatura, per affinità evidenti, deve rapportarsi con quella annunciata da Fabio Matacchiera, volto storico della lotta agli inquinatori, con un curriculum da capitano di lungo corso con la bandiera verde. Basti pensare che la sua prima sortita pubblica risale al 1991, quando, da leader della storica associazione “Caretta Caretta”, con la muta da sub andò a scovare sul fondale del mar Piccolo i fusti di vernice tossica scaricati senza tanti problemi in acqua da un’impresa impegnata nei lavori sul Punta Penna. La prima di tante battaglie e denunce che l’ambientalista ora rivendica con la sua originale candidatura. È pronto a fare il sindaco ma per «scendere in campo» chiede una sorta di investitura pubblica. Domenica 19 ha chiamato a raccolta la città. Se la risposta sarà positiva lui si candiderà. «Ho 55 anni, metà dei quali trascorsi a difendere l’ambiente e a denunciare i potenti. Ora chiedo ai tarantini di darmi un segno della loro vicinanza. Quella domenica - spiega - guarderò la piazza e deciderò.
  Se la risposta sarà adeguata io sarà candidato. Da quel momento la mano sarà tesa a tutti, ma per ogni valutazione la mia candidatura sarà il punto di partenza». Parole chiare che, però, sembrano tagliare i ponti ad un possibile avvicinamento con lo schieramento che ha già indicato Fornaro. «Vincenzo è un caro ragazzo e gli faccio un sincero in bocca al lupo. Ci siamo anche parlati. Lui, però, ha capito l’Ilva solo quando è stato toccato direttamente. Hanno dovuto uccidergli capre e pecore - dice Matacchiera - per fargli comprendere il male che veniva da quelle ciminiere. Prima non ha fatto nulla. E dire che la sua masseria ha una vista perfetta sulla fabbrica. La mia battaglia è partita molti anni prima, quando c’era l’Italsider». Messa così, quindi, nella visione di Matacchiera, la chiamata di popolo del 19 febbraio ha il valore di “primarie” con un solo nome, dalle quali non tornerebbe indietro.

Un punto fermo nel suo ragionamento che appare come l’ostacolo più netto al dialogo con ambientalisti che gli rimproverano il brutto carattere. A non piacere, però, ci sarebbe anche altro. Ed è lo stesso Matacchiera a rivelarlo. «Qualcuno dice che sono fascista e razzista. Solo perché - spiega - sostengo che la città ha bisogno di regole. E che non si possono accogliere i clandestini in maniera indiscriminata. Io non sono fascista e meno che mai razzista, ma sono un fanatico del rispetto della legge. E credo che l’assenza della cultura della legalità sia uno dei più grandi problemi di Taranto. Valori portati avanti per una vita e ai quali non rinuncio»

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