Senza acqua né riscaldamento, accoglienza da incubo per i migranti: 14 indagati

Senza acqua né riscaldamento, accoglienza da incubo per i migranti: 14 indagati
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Mercoledì 17 Aprile 2019, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 13:42
Vitto e alloggio da incubo, con accoglienza in strutture in alcuni casi prive dei servizi primari. Questo il quadro emerso dai controlli dei militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta che ha acceso i riflettori sulle procedure di appalto della Prefettura per l’acquisizione di "servizi di temporanea accoglienza di immigrati richiedenti asilo o protezione internazionale". Inchiesta che è esplosa con la notifica di quattordici avvisi di conclusione delle indagini preliminari, con valore di informazione di garanzia, a imprenditori, rappresentanti di associazioni e cooperative sociali e ad un funzionario pubblico.
Gli accertamenti dei militari hanno inquadrato lattività di tre associazioni impegnate nei servizi di accoglienza.
"All’esito di tali attività - spiegano dalla Finanza - è stato appurato che tre diversi enti associativi affidatari dei servizi, al fine di garantire “gli interventi materiali di base” (vitto e alloggio), in concorso con imprenditori titolari di strutture alberghiere e di altri soggetti privati - questi ultimi locatori di immobili con requisiti di abitabilità non adeguati - non hanno dato esecuzione agli obblighi contrattuali assunti con la Prefettura omettendo di somministrare ai cittadini extracomunitari i pasti secondo quanto previsto dal capitolato d’appalto, non consegnando loro vestiario adeguato alla stagione invernale e, comunque, ospitando gli stessi in strutture non idonee, carenti delle condizioni minimali di vivibilità ovvero sprovviste di impianti idrici con acqua potabile, di impianti di riscaldamento ed altri requisiti". 
Gli amministratori di una delle associazioni, secondo gli inquirenti, per ottenere l’assegnazione di ulteriori posti letto in un immobile privo di agibilità,  in quanto dotato di impianto di scarico delle acque reflue domestiche non conforme alla vigente normativa,  avrebbero esibito una falsa autorizzazione comunale che ne attestava la regolarità. Per ottenere la certificazione sarebbe stata presentata la relazione tecnica redatta da un architetto compiacente ed un parere favorevole ai fini sanitari, ottenuto corrispondendo una somma di denaro in contanti al funzionario della Asl responsabile dell’ufficio comunale di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione, ben consapevole della irregolarità dell’impianto. Al funzionario è contestato il reato di corruzione, mentre gli altri indagati rispondono a vario titolo di frode e falso in atto pubblico. 

 

 

  

 

 

 

  

 

 
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