Una tarantina fra i ragazzi bloccati a Dubai. L'appello della mamma: "Ha bisogno di medicine ed è negativa, fatela tornare"

A Dubai bloccati i ragazzi italiani
A Dubai bloccati i ragazzi italiani
di Alessandra MACCHITELLA
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Sabato 17 Luglio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 07:59

Una vacanza studio a Dubai si è trasformata in un incubo per oltre 500 studenti, tra loro anche una 17enne tarantina. Marta è partita il 30 giugno e sarebbe tornata il 14 luglio se non fosse scoppiato un focolaio tra i ragazzi.

Il racconto

A raccontarlo è la mamma Stefania Petaro, particolarmente preoccupata per la figlia diabetica. «Marta è bloccata a Dubai nonostante abbia fatto le due dosi di vaccino - ha sottolineato la mamma - ha con sé i medicinali ma possono bastare solo per altri pochi giorni». Tutto è nato da un viaggio premio organizzato dall’Inps. «Mia figlia rientra in una categoria protetta - ha aggiunto Petaro - non è stato chiesto un certificato vaccinale ma 72 ore prima tutti i ragazzi hanno fatto un tampone molecolare, erano tutti negativi».

La situazione è cambiata la scorsa settimana, quando Marta e altri studenti hanno iniziato a manifestare sintomi da raffreddamento e hanno trascorso due giorni in camera in isolamento. «La domenica sono tornati a scuola – ha raccontato la mamma - le attività sono ricominciate anche se alcuni ragazzi non stavano bene.

La sera c’è stata la partita dell’Italia che hanno visto tutti insieme, anche con un altro gruppo di studenti partito successivamente, sono saltati i protocolli, non c’erano più gruppi divisi da 15. Lunedì mattina hanno fatto il tampone perché dopo due giorni era prevista la partenza, ma 11 ragazzi sono risultati positivi».

Negativa ma non può rientrare

Da quel momento sono iniziate giornate di angoscia per le famiglie. «Il giorno della partenza sono stati portati in aeroporto solo i negativi (tra cui mia figlia) – ha continuato Petaro - ma sono stati fermati per tutta la notte in aeroporto. In tarda mattinata hanno fatto un altro tampone, in questo caso sono risultati quasi 200 positivi, fortunatamente Marta era ancora negativa.
Sono stati riportati nel college, anche i negativi, nonostante il consolato italiano volesse farli ripartire ma valgono le regole del Paese ospitante».
Petaro racconta di disordini organizzativi, anche per la distribuzione degli studenti nelle camere e la loro ripartizione tra positivi e negativi, con camere sporche e ragazzi che hanno dovuto attendere nei corridoi prima di avere assegnata una camera.
«È scoppiata una piccola rivolta – ha aggiunto la mamma di Marta – inoltre i tutor sono quasi tutti positivi, solo quattro possono ancora fare da riferimento. Ho bisogno di conoscere i tempi per il ritorno – così Stefania Petaro ha rivolto il suo appello alla Farnesina, al Consolato e al Ministro degli Esteri - mia figlia è insulinodipendente, sa come gestire la sua alimentazione ma al momento è chiusa in una camera e le portano solo kebab, non è mai stata visitata da un medico e non sappiamo se ci sono medicinali equivalenti se i suoi dovessero terminare. Ci hanno detto che tra nove giorni i positivi rifaranno il tampone e che dovranno partire tutti insieme. Come facciamo a stare tranquilli se non ci sono protocolli rigidi? Voglio delle risposte, chiedo di essere trattata come una cittadina italiana e di avere garanzie sanitarie».

La situazione

Intanto dall’Accademia Britannica si riporta un quadro complessivo della struttura universitaria di un totale di 502 persone, di cui 239 casi positivi (194 del primo gruppo + 45 del secondo gruppo) e 263 negativi. Ora sono tutti sotto osservazione per un periodo di isolamento di almeno 10 giorni, con i casi positivi e quelli negativi divisi in due distinte palazzine. Agli studenti è stata segnalata un’app della protezione civile per veicolare specifiche richieste di assistenza. Con riferimento al cibo, saranno forniti pasti di cucina internazionale e il servizio di distribuzione dei pasti è stato rafforzato, con indicazioni per studenti celiaci e diabetici.

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