«Tamburrano decaduto, il prefetto intervenga per mandarlo a casa»

«Tamburrano decaduto, il prefetto intervenga per mandarlo a casa»
di Nicola SAMMALI
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Mercoledì 14 Marzo 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 12:08
Il dossier adesso è nelle mani del prefetto e della procura di Taranto. Gianni Azzaro, consigliere comunale e capogruppo Pd a Palazzo di Città, solleva di nuovo dubbi sulla legittimità di Martino Tamburrano a ricoprire la carica di presidente della Provincia di Taranto. E mette insieme le carte che dovrebbero provare la tesi sostenuta.
Tamburrano, come ricorda lo stesso Azzaro in conferenza stampa nella Sala degli Specchi, non è più sindaco di Massafra dal 2016 e quindi, secondo la riforma Delrio, e soprattutto secondo una sentenza del Consiglio di Stato di maggio 2017, non potrebbe più svolgere le funzioni che il ruolo riconosce. Già nel 2016 proprio Azzaro, seguito dal deputato tarantino del partito democratico Ludovico Vico, che presentò una interrogazione parlamentare sulla questione, ha fatto emergere la presunta illegittimità. Secondo gli esponenti del Pd, quindi, Tamburrano non poteva più essere presidente dell’ente provinciale perché non era più sindaco di uno dei comuni che ne fanno parte, esattamente come previsto dalla legge 56 di aprile 2014 e come ribadito poi dalla sentenza del 2017 richiamata da Azzaro.
A giugno 2016, un parere dell’ufficio legale della Provincia di Taranto «paventava» la «decadenza» del presidente della Provincia in quanto non più sindaco in carica di Massafra. Nel documento è riportato infatti che «la cessazione dalla carica di sindaco del presidente già eletto comporta la sua contestuale decadenza dalla carica di presidente della provincia».
«A quel punto - ricorda Azzaro, che in quel momento era vicepresidente - trasmisi la documentazione al prefetto, ma non abbiamo ricevuto risposta». Da allora tutto tace. Fino a ieri. È la vicenda del presidente della provincia di Cosenza, Mario Occhiuto, destituito dall’incarico poiché non più sindaco del capoluogo calabrese, a riproporre il tema a distanza di mesi. La sentenza del Consiglio di Stato «ha chiarito inequivocabilmente la questione: in maniera lapidaria ha detto che la legge prevede che può fare il presidente della Provincia solo ed esclusivamente un sindaco» attacca Azzaro. 
C’è un altro passaggio di quella sentenza che il consigliere mette in risalto, perché di fatto annulla tutti gli atti presentati dal presidente della Provincia di Cosenza nel periodo contestato. Per questo, avverte, «il rischio per la Provincia di Taranto è di vivere in un limbo giuridico».
La «destituzione» di Tamburrano da parte del prefetto Cafagna, quindi il successivo commissariamento della Provincia (perché anche l’atto di nomina del vicepresidente risulterebbe a quel punto illegittimo, impedendone di conseguenza la possibilità di subentrare allo svolgimento delle funzioni) fino alle nuove elezioni del consiglio provinciale (da svolgersi entro novanta giorni dalla decadenza), così come chiede Azzaro, è una eventualità piuttosto remota.
Da qui l’appello ai sindaci della provincia di Taranto, affinché anche loro possano «prendere di petto questa situazione, andando in fondo, magari attraverso un pronunciamento del Tar competente».
Il capitolo che si rinnova due anni dopo sulla posizione di Tamburrano alla guida della Provincia torna a far discutere la politica, in un momento storico post elettorale in cui le frizioni e gli attacchi da una parte e dall’altra non si sprecano, anzi, si acuiscono. E chissà che dietro questa manovra che Azzaro sta portando avanti non ci sia solo l’intenzione di garantire il proseguimento delle normali attività istituzionali, ma il tentativo invece di dare una spallata a chi tiene il timone tra le mani ed è in queste settimane bersaglio di critiche per le vicende legate alla discarica di Grottaglie. Le questioni aperte sul tavolo di Palazzo del Governo sono tante. 
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