Non può pagare il mutuo, sfrattata col figlio disabile. Lo sfogo di Adriana: «Non possiamo vivere altrove»

Adriana aveva scritto al governatore Michele Emiliano e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Non può pagare il mutuo, sfrattata col figlio disabile. Lo sfogo di Adriana: «Non possiamo vivere altrove»
di Nicola SAMMALI
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Venerdì 24 Marzo 2023, 20:48 - Ultimo aggiornamento: 20:59

Tra pochi giorni potrebbero perdere la loro casa a Talsano, borgata di Taranto, per effetto di uno sfratto esecutivo immediato che lascerebbe da lunedì la signora Adriana Parisi e suo figlio Saverio senza un tetto. La storia, una vicenda giudiziaria molto complessa, ha avuto inizio nel 2016, quando la signora Adriana si separa da suo marito. Insieme, però, continuano ad affrontare le spese per consentire a Saverio, che è un ragazzo autistico, di proseguire le terapie necessarie a migliorare la sua condizione.

Ma a causa dei costi e di uno stipendio che non basta, finiscono prima per ritardare il pagamento delle rate del mutuo, finendo poi per non pagarle più.

La banca, a quel punto, rivuole la casa indietro: va all’asta dopo il pignoramento dei beni e viene successivamente acquistata per poche migliaia di euro, molto meno rispetto al valore reale, secondo quanto dichiara Adriana. Adesso, insieme con Saverio, devono lasciarla, e per questo il deputato di Italia Viva Davide Faraone ha fatto visita alla famiglia. 

L'appello

Adriana aveva scritto al governatore Michele Emiliano e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: le rispondono, ma non cambia nulla. Così comincia la sua battaglia e lancia sui social l’hashtag #iostoconsaverio. «Trattare tutto questo come una pratica bancaria è intollerabile e disumano, per cui intanto ho voluto testimoniare la mia vicinanza umana ad Adriana e Saverio, dopodiché metteremo in campo tutte le azioni che consentono di trattare questo come un caso sociale: chiederemo alle istituzioni di sostenere questa famiglia e al tempo creare le condizioni affinché non si facciano sentire ospiti di una casa, invece, che è loro», ha commentato Faraone a margine del lungo colloquio. 

Il caso è «finalmente» nelle mani di un avvocato, «perché per un anno e mezzo nessuno ha voluto o potuto seguire questa situazione», ha raccontato Adriana, che nella vita si dedica anche alla parrocchia e alle attività dell’Acr. La strada per arrivare a una possibile soluzione è difficoltosa, servirebbe un accordo con chi nel frattempo è diventato proprietario della casa in cui abitano da oltre vent’anni. Il Comune di Taranto, attraverso i servizi sociali, ha proposto un contributo per l’affitto, ma secondo Adriana il punto è un altro: «Il problema è trovare un immobile che sia a misura del ragazzo, che ha bisogno di tempo per fare un nuovo orientamento e una introduzione in un ambiente nuovo. Spostarlo da questa cosa dopo 23 anni significherebbe mettere in gioco una riabilitazione che dura da trent’anni. Qui sa come orientarsi, i vicini lo conoscono: non sarebbe facile ricominciare tutto daccapo. Sconcertante è che nelle carte la disabilità di mio figlio non è mai citata. Bisogna avere rispetto della diversità, perché i tempi di mio figlio non sono i tempi degli altri, perché è un ragazzo con autismo grave, è adulto, e ha bisogno di tempo per inserirsi in un nuovo ambiente». E il tempo scorre veloce e inesorabile. 

Anche il deputato Faraone ne ha avuto contezza, e spinge per una soluzione: «Va trovata, perché un nucleo familiare in queste condizioni di disagio non può essere trattato come un pacco postale che viene spostato, prescindendo dalla condizione di disabilità di Saverio».

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