Salvini contro la cannabis legale: «Solo speculazioni elettorali, noi non siamo spacciatori»

Salvini contro la cannabis legale: «Solo speculazioni elettorali, noi non siamo spacciatori»
di Alessio PIGNATELLI
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Venerdì 10 Maggio 2019, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 14:08

La dichiarazione di guerra è stata ribadita anche nelle ultimissime ore. E suona più o meno così: «Farò la guerra ai negozi di cannabis light: una guerra via per via, negozio per negozio, quartiere per quartiere, città per città. Gli spacciatori non li voglio, la droga fa male».

Al di là dei toni su cui si può discutere all'infinito, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha lanciato una vera e propria campagna contro quello che, qualche mese fa, era considerato un nuovo comparto su cui investire. Un settore economico disciplinato a livello giuridico che, come spesso accade in Italia, fornisce però poca chiarezza. La normativa italiana si fonda sulla legge numero 242 approvata nel dicembre 2016 entrata in vigore a gennaio del 2017 e consente la produzione e commercializzazione della cosiddetta cannabis light. Il margine di tolleranza esiste perché qualora la percentuale di Thc sia superiore allo 0,2% ma rientri comunque nel limite dello 0,6% l'agricoltore della cannabis depotenziata viene sollevato da ogni tipo di responsabilità. Invece, oltre lo 0,6% le autorità giudiziarie procedono al sequestro e alla distruzione della canapa.

La canapa legale può essere coltivata e commercializzata per gli alimenti, i cosmetici, alcuni tipi di lavorati industriali o per la bio edilizia. Fatte queste doverose premesse, come incide la dura presa di posizione del ministro Salvini? E che conseguenze hanno già avuto alcuni sequestri - Taranto è stata una delle piazze principali negli scorsi mesi - per chi ha deciso di investire nel settore?

«Con alcuni soci abbiamo investito qualche mese fa in un'azienda che aveva già avviato la produzione e voleva espandersi - spiega Francesco Chisena, imprenditore grottagliese - abbiamo apportato un capitale di circa 350mila euro grazie al crowdfunding e creato l'azienda Dottor Green. Le nostre coltivazioni sono in Piemonte, produciamo circa 70 chili al mese e lavoriamo la canapa. Lì c'è una filiera difesa da Assocanapa, non abbiamo mai avuto sequestri diretti perché ci atteniamo scrupolosamente ai limiti normativi ma i problemi che ci sono stati in tutta Italia ovviamente hanno avuto conseguenze anche per noi. Ormai sembra più una rivalsa elettorale e le dichiarazioni degli ultimi giorni servono solo per i voti: a noi una disciplina più seria sarebbe anche utile perché vogliamo lavorare trasparentemente».

Pur non avendo punti vendita diretti, il calo negli ultimi mesi in Italia è stato di circa l'80%. È un cane che si morde la coda: i proprietari dei negozi sequestrati vanno in oggettiva difficoltà, la burocrazia è lentissima a dipanare certe situazioni e la domanda sul mercato cala inevitabilmente.

«Tra l'altro non si possono neanche pubblicizzare questi prodotti - spiega ancora Chisena - c'è un vuoto normativo e le interpretazioni dei vari tribunali spesso differiscono. Noi, per esempio, in Inghilterra, Germania e Austria vendiamo tranquillamente soprattutto oli. Lì non abbiamo subito cali. Da quando ci sono stati i primi problemi in Italia, precauzionalmente ci siamo attenuti a produrre allo 0,2% ma le varie vicissitudini hanno impattato».

Anche perché si tratta di prodotti organici tendenti al deterioramento e qualche settimana di stop in più determina l'inutilizzo e la perdita di capitale. Altro esempio: a Taranto, da dicembre 2017, è chiuso lo store della catena Skunkatania in via Nitti. «Abbiamo negozi tra Sicilia e Calabria e a Taranto eravamo aperti da tre anni - racconta Luca Messina - nel 2017 c'è stato questo sequestro e ancora non possiamo accedere alla struttura. Sarò costretto ad assumere un avvocato del luogo ma al 99% quel punto vendita non aprirà più».
E da una settimana ha chiuso anche il distributore Light Weed in viale Europa.

Insomma, burocrazia e poca chiarezza in realtà hanno dispiegato i loro effetti già da tempo: in questo periodo elettorale, però, le dichiarazioni di Salvini fanno ancora più rumore.

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