Strazio a Taranto per l'addio a Federica e al piccolo Andrea
Il parroco: «Chiediamo un time out di dolore»

Strazio a Taranto per l'addio a Federica e al piccolo Andrea Il parroco: «Chiediamo un time out di dolore»
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Sabato 11 Giugno 2016, 11:38 - Ultimo aggiornamento: 13:47

Al passaggio dei feretri il silenzio commosso della folla per l'ultimo saluto a Federica De Luca, di 30 anni, e suo figlio Andrea, di 4, uccisi martedì sera da Luigi Alfarano, di 50 anni, dipendente dell'Ant (Associazione nazionale tumori), marito e papà delle due vittime, che poi si è tolto la vita chiudendo tragicamente il suo progetto di morte. La coppia era in fase di separazione. Ieri i funerali dell'uomo, oggi il rito funebre per Federica e Andrea nella Concattedrale gran Madre di Dio, a Taranto.
In migliaia hanno partecipato alla messa concelebrata da don Ciro Alabrese, don Luca Lorusso, don Emanuele Ferro e don Gino Romanazzi. Le due bare erano ricoperte di fiori: rose rosse per la donna, margherite bianche per il bimbo, davanti alle quali - sull'altare - sono state adagiate le loro foto.
In prima fila i genitori di Federica e nonni di Andrea, Pino e Giuseppina. Poi gli altri parenti, amici e conoscenti. E i colleghi della Fipav di Federica, che era arbitro di volley. Durante l'omelia, don Ciro Alabrese ha citato il passo del capitolo 21 del libro dell'Apocalisse. «Colui che sedeva sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose»: ha ripetuto spesso questa frase don Ciro, sottolineando che un giorno non ci saranno piu' la morte, il pianto, la violenza. «Un bimbo di 4 anni - ha detto il parroco - oggi avrebbe dovuto fare la recita con la sua mamma. Ho pensato alla vita di Federica, che si è distinta per le sue attività che svolgeva con passione: il volontariato e il volley. A lei che era un promettente arbitro ora chiediamo un time out per noi in questo spazio in cui siamo schiacciati nel dolore».«Chiediamo un time out di dolore».

«Spesso cerchiamo il colpevole senza cercare il problema. Il problema è la violenza. Oggi celebriamo questo rito funebre, l'altro ieri a San Giorgio Jonico un altro funerale legato a un episodio simile. Non possiamo rimanere indifferenti. C'è qualcosa che non va», ha detto don Ciro Alabrese. «Federica - ha aggiunto - era arbitro di volley ma faceva anche volontariato. Aveva la capacita' di donarsi agli altri. Ognuno di noi deve cercare di fare bene in ogni settore in cui opera. Dobbiamo fare gioco di squadra». Il sacerdote ha parlato del dolore e della rabbia che accomuna tutti in questo momento. «Chiediamo a Federica - ha detto ancora don Ciro - di continuare ad arbitrare la partita della nostra vita. Di aiutarci a portare avanti la voglia di vivere e d'amare, che lei ha portato nel cuore e ha donato al piccolo Andrea. Come arbitro continua a farci capire l'importanza di non litigare per qualche centimetro. Dobbiamo vivere - ha concluso don Ciro - con una speranza testarda, come ha sottolineato il nostro arcivescovo Santoro. La speranza di chi non sta a lamentarsi. Non lasciamoci vincere dal male. Il male si vince con il bene. Andrea con la sua mamma farà il tifo per noi».

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