Sparatoria in piazza Fontana
spuntano altri sei indagati

Sparatoria in piazza Fontana spuntano altri sei indagati
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Martedì 29 Maggio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 11:56
Sei indagati per tutto quello che ha fatto da sfondo al drammatico ferimento di piazza Fontana avvenuto nel marzo scorso. Nel mirino della procura, infatti, è finito il pestaggio che avrebbe spianato la strada alla reazione a colpi di pistola in piazza. E poi i complici che avrebbero aiutato l’autore dell’agguato a sottrarsi alle ricerche della Polizia, sino alla decisione di consegnarsi alle forze dell’ordine. Ecco quindi che tra gli indagati spicca proprio la vittima di quel regolamento di conti a suon di piombo. Cristofer Cesario, infatti, è accusato di lesioni personale aggravate e favoreggiamento. Due giorni prima di cadere sotto i colpi di Daniele Piemonte, infatti, avrebbe aggredito il padre di Piemonte. Lo avrebbe colpito alla faccia con una spranga, costringendolo a ricorrere alle cure dei medici che sottoposero l’uomo ad un delicato intervento.
Proprio quel pestaggio avrebbe spinto Daniele Piemonte ad aspettarlo due giorni dopo in piazza, per gambizzarlo. Una vendetta sulla quale i poliziotti della Mobile, guidati dal dirigente Carlo Pagano, fecero luce nel giro di poche ore.
Nonostante il muro di omertà e di complicità che venne innalzato. A cominciare dalla vittima, che, pur avendo riconosciuto perfettamente l’autore del suo ferimento, si guardò bene dal collaborare. E per questo si deve difendere anche dall’accusa favoreggiamento.
La stessa contestazione è ricaduta su altre cinque persone. Nel mirino Giacomo Piemonte, il papà del sicario, per i suoi silenzi, ma anche a Natale e Armando Di Ponzio, Giuseppe Padula e Gregorio Cicala, tarantini rispettivamente di 25, 53, 46 e 49 anni.
Questi ultimi quattro, secondo la ricostruzione fatta dagli uomini della Squadra Mobile, avrebbero aiutato il giovane Daniele Piemonte a sfuggire per giorni alle febbrili ricerche della Polizia.
In particolare, il diciottenne incensurato, dopo aver ferito il rivale in piazza, si sarebbe rifugiato in una casa di Pulsano, messa a disposizione dai complici, che avrebbero provveduto anche a rifornirlo di viveri. Una ricostruzione dei fatti che ha messo nei guai i sei tarantini. Tutti raggiunti dagli avvisi di garanzia firmati dal pubblico ministero Lanfranco Marazia. Le comunicazioni giudiziarie chiudono il cerchio sullo sconcertante episodio avvenuto in città vecchia nel cuore della settimana Santa e a poche ore dalla tradizionale processione dell’Addolorata.
Daniele Piemonte quel giorno piombò in piazza e attese il rivale, con la pistola nella cintola. Alla vista di Cesario, un ragazzo che abita nella sua stessa strada, mise in atto la vendetta.
Lo chiamò e premette il grilletto a ripetizione, colpendole alle gambe. Poi la fuga e quei giorni da braccato grazie alle complicità svelate dalla Mobile. Sino alla sera di Pasquetta, quando si consegnò in Questura per rispondere dell’accusa di tentato omicidio.
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