Soprintendenza, sit-in in prefettura contro il trasferimento

Soprintendenza, sit-in in prefettura contro il trasferimento
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Lunedì 22 Febbraio 2016, 10:26 - Ultimo aggiornamento: 16:39
A Taranto non si era mai vista una cosa del genere. Neppure negli ormai lontanissimi anni delle battaglie per il recupero della città vecchia. La cultura in strada per difendere la cultura. Accade oggi con il presidio sotto la Prefettura delle 150 associazioni impegnate nella vertenza-Soprintendenza previsto per le 16 ed illustrato nel corso di una conferenza stampa in programma alle 9.30 davanti al Municipio dove per oggi è indetto un consiglio comunale che ha tra i primi punti dell’ordine del giorno la questione Soprintendenza.
In Prefettura, all’ora del presidio, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, presenzia alla verifica del Cis (Contratto istituzionale di sviluppo), brevemente il Contratto per Taranto. Il Comitato per la qualità della vita ha raccomandato a tutti i partecipanti al presidio di non presentarsi con bandiere. La cultura ha un solo colore, il suo. E raccomanda sempre a tutti di manifestare in modo composto a sostegno della permanenza a Taranto della Soprintendenza archeologica. Un impegno che il Cqv ha assunto da tempo e codificato in tappe progressive come spiega sempre il suo responsable, Carmine Carlucci: «Non chiederemo di cancellare le tre Soprintendenze previste dal decreto Franceschini ma di aggiungerne una quarta, la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio a Taranto».
Sull’assegnazione del chiostro di San Domenico, attuale sede della Soprintendenza, non ci dovrebbero essere tentennamenti: Giuliano Volpe, presidente del Consiglio superiore Beni culturali e paesaggistici, ritiene che il ministro possa autorizzare l’assegnazione al MarTa invece che, come inizialmente previsto, al Polo museale di Bari. Il Cqv, pone poi l’accento su altre emergenze: «In questi giorni, negli ambienti politici, si dichiara che la cancellazione della Soprintendenza a Taranto è frutto delle cosiddetta riduzione della spesa, peraltro bocciata dalla Corte dei Conti» e che, dovendo fare un bilancio, «Taranto ha avuto l’Autorità portuale, la Prefettura e la Camera di commercio e l'autonomia del MarTa, ma nessuno parla della perdita della Banca d'Italia e di Agenzia delle entrate, Corte d'appello, Tribunale dei minori, Comando in capo della Marina». Ed il documento del Cqv si conclude con un invito perentorio: «Riflettano i parlamentari jonici, compreso la senatrice Finocchiaro e facciano riflettere il Governo». 
Intanto arriva un appello dal sito “Io sto con Taranto” del gruppo “Giù le mani dalla Soprintendenza”: «Saremo tutti sotto la Prefettura a protestare. C’è il tavolo istituzionale con rappresentanti del Governo ai quali verranno consegnati i documenti del consiglio provinciale e dell’assemblea dei sindaci nonchè quello che verrà redatto nel corso del consiglio comunale monotematico. Continuiamo a far sentire forte il nostro sdegno e la nostra protesta. Sarà come sempre una manifestazione pacifica, la nostra presenza farà sentire la sua forza». 
Infine Vincenza Labriola, deputata tarantina, gruppo Misto, dichiara: «Basta chiacchiere e promesse al vento. Serve un approccio deciso e concreto, serve volontà politica, quando invece il governo continua ad agire con colpevole superficialità. Leggiamo come un inaccettabile scippo l’istituzione di una Soprintendenza unica a Lecce, con la chiusura di quella di Taranto. Il ministero dei Beni e delle attività culturali ha utilizzato diversi pesi e diverse misure. E’ lecito infatti chiedersi per quale motivo la Toscana, regione con meno abitanti della Puglia, abbia quattro Soprintendenze. Perché mortificare Taranto? Ci sono forse città di serie A e altre di serie B?». E conclude così: «Il riscatto del capoluogo jonico, lo ricordiamo al Governo, non è solo legato ad un’industria pulita e ad un’economia sana, ma anche ad una valorizzazione vera di arte, storia e cultura. I presidi territoriali del ministero non sono cosa opzionale bensì elemento fondamentale per il rilancio». 
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