Ex Ilva, sindacati e istituzioni contro il Governo: «No allo scudo penale e subito maggioranza allo Stato»

Ex Ilva, sindacati e istituzioni contro il Governo: «No allo scudo penale e subito maggioranza allo Stato»
di Domenico PALMIOTTI
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Mercoledì 11 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:32

Il primo tempo della protesta di Fiom Cgil, Uilm e Usb contro Acciaierie d’Italia, ex Ilva di Taranto, si gioca oggi pomeriggio a Roma, nelle vicinanze di piazza Montecitorio. Sott’accusa, il decreto legge varato dal Governo il 28 dicembre scorso, e in vigore dal 6 gennaio, il numero 2 del 2023, che assegna ad Invitalia, partner pubblico di minoranza in Acciaierie d’Italia, la facoltà di intervenire nell’azienda - oggi guidata dal privato ArcelorMittal che è maggioranza - sino ad un miliardo di euro. In sostanza, Invitalia dovrebbe staccare un assegno da 680 milioni

Lo scontro

Come ha spiegato il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, a Quotidiano nei giorni scorsi, il dl prevede la possibilità di utilizzare in quota capitale le risorse finanziarie già previste come finanziamento soci. Inoltre, ha detto il ministro, trattandosi di un’operazione che «potrà realizzarsi a semplice richiesta di Invitalia in ogni momento», questa potrà essere effettuata anche quest’anno, senza attendere il 2024. Ma i sindacati, che oggi manifesteranno insieme alle istituzioni (previste le presenze del sindaco Rinaldo Melucci, del governatore pugliese Michele Emiliano e di un gruppo di sindaci del Tarantino), non condividono quanto dice Urso. E chiedono che lo Stato faccia subito il passaggio in maggioranza in Acciaierie d’Italia acquisendo il 60 per cento del capitale. Linea che oggi verrà ribadita a Roma: il Governo non perda tempo e, vista l’inaffidabilità del privato Mittal, utilizzi i soldi stanziati per cambiare l’assetto societario e prendere le leve di comando dell’ex Ilva. 
Altro motivo di attrito è il ritorno dello scudo penale come misura di carattere generale. Avversato dai sindacati che protestano e anche dal centrosinistra, Pd, Verdi e M5S, ma difeso dal centrodestra, FdI, FI, Lega e Noi per l’Italia. Col ministro che ha dichiarato a Quotidiano: «Non si tratta di un salvacondotto per Ilva ma solo di una norma di buon senso che vale per tutte le imprese di interesse strategico. Semplicemente, si afferma che se gli amministratori si adeguano a quello che impone l’autorità amministrativa non commettono un reato».
La Uilm nazionale annuncia che oggi alle 15 ci sarà l’incontro con una rappresentanza parlamentare di maggioranza e di opposizione del territorio di Taranto. Durante l’incontro, rileva la Uilm, ci sarà la consegna di un documento sindacale sulla vertenza e verrà comunicato l’esito del referendum effettuato nei giorni scorsi tra i lavoratori di Taranto.

Al termine dell’incontro, all’uscita di Montecitorio, ci saranno dichiarazioni da parte degli esponenti sindacali. 

I sindacati


La delegazione sindacale e istituzionale dovrebbe poter incontrare anche una rappresentanza della commissione Ambiente della Camera. Non partecipano alla protesta odierna nè la Fim Cisl, nè l’Ugl metalmeccanici. La Fim ha già chiarito che attende di ascoltare il ministro Urso nel vertice del 19 gennaio a Roma prima di decidere una qualsivoglia iniziativa. 
E l’Ugl afferma che “considerata la complessità e la lungaggine della vertenza dell’ex Ilva, per la quale nessuno ha avuto sinora il coraggio di trovare una soluzione vera ma cercando ogniqualvolta di mettere una toppa, sarebbe il caso di attendere prima l’esito dell’incontro e solo dopo intraprendere eventuali manifestazioni di protesta”. 
Oggi, come detto, sarà solo il primo tempo della protesta. Perchè ve ne sarà un altra il 19. Anzi, quest’ultima sarà doppia, promossa sempre da Fiom Cgil, Uilm e Usb. A Taranto ci sarà infatti lo sciopero nel siderurgico e nell’indotto, dalle 23 del 18 gennaio alle 7 del 20 gennaio, e a Roma un presidio di lavoratori sotto la sede del ministero delle Imprese in concomitanza col vertice da Urso.
Infine, sul fronte indotto interviene Confapi. Che approvando i 680 milioni deliberati dal Governo (“un prestito vincolato che darà respiro all’azienda assillata dai debiti per la scarsezza di liquidità”), afferma che è “fondamentale mantenere la barra dritta per scongiurare ulteriori squilibri nel tessuto economico-sociale del territorio”, così come è “necessario mantenere la produzione ed assicurare continuità lavorativa”. “Che queste posizioni di Confapi Taranto siano condivise dalle aziende dell’indotto non ad essa associate, non implica alcuna ingerenza nelle dinamiche delle altre associazioni datoriali del territorio” rileva Confapi, per la quale l’incontro del 19 sarà utile ad “approfondire i piani concreti del Governo e fare luce sull’attuazione del piano industriale”. 

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