Scafi per gli yacht: via libera dal Consiglio Comunale al progetto del Ferretti group

Domani il dossier approderà al consiglio superiore dei Lavori pubblici a Roma

Scafi per gli yacht: via libera dal Consiglio Comunale al progetto del Ferretti group
di Domenico PALMIOTTI
5 Minuti di Lettura
Domenica 19 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20:20

Il via libera di ieri pomeriggio del Consiglio comunale fa compiere un altro passo avanti al progetto di Ferretti relativo al nuovo stabilimento che dovrà costruire scafi per gli yacht

L'iter

Ora il tutto si sposta al Consiglio superiore dei Lavori pubblici che ha convocato per domattina alle 10 una riunione. E la necessità di chiudere il procedimento per la parte che attiene gli enti locali è stata la ragione per cui il Consiglio si è riunito di sabato, convocato appena 24 ore prima. 
Quello di Ferretti non è solo un nuovo investimento industriale ma anche un più complessivo progetto di ristrutturazione dell’ex yard Belleli, area sul Mar Grande che l’omonimo gruppo di Mantova ha utilizzato sino ai primi anni 2000 costruendo grandi piattaforme petrolifere offshore installate nel mondo. La decadenza di Belleli fu un brutto colpo per l’economia della città. E ora, a distanza di due decenni, in quella che fu un’area Belleli si prova a ripartire con una nuova iniziativa: non piattaforme per estrarre il petrolio ma scafi per yacht. Dall’oro nero al lusso.

L'investimento del gruppo 


L’investimento Ferretti mette insieme risorse pubbliche e private per un totale di di 204 milioni di euro. Quelle pubbliche, secondo dati dell’Authority, sono pari a circa 137 milioni divisi tra 45,5 del ministero delle Infrastrutture, 50 dell’Authority e 41 della Regione Puglia. Ferretti è previsto che investa in attivi materiali e ricerca circa 62,6 milioni. In programma, la costruzione di edifici e capannoni per 65.500 metri quadrati coperti in un’area di 220.000 metri quadrati. Duecento i posti di lavoro diretti stimati.
Il parziale avvio operativo è stimato entro 19 mesi, quello pieno entro 28. Sulle risorse la quota pubblica era inizialmente di 45 milioni e riguardava la messa in sicurezza del sito. Poi è cresciuta sino a comprendere infrastrutturazione primaria, cioè reti elettrica, idrica, strade e pavimentazioni, e banchina. Sul piano operativo, l’Autorità portuale, per i lavori che le competono, dovrà lanciare un bando, predisporre la gara, esaminare le offerte e poi procedere con gli appalti. Serviranno alcuni mesi per questa fase organizzativa ed almeno un anno per i lavori veri e propri. 
Ferretti, invece, essendo un privato, può anche procedere con gli affidamenti diretti. Azione pubblica e intervento privato dovranno in qualche modo raccordarsi tra loro per agevolare l’investimento. Si esaminerà la possibilità di procedere per lotti in modo da sveltire il tutto e consentire a Ferretti un primo avvio.
Di Ferretti a Taranto si è cominciato a parlare tra fine 2019 e 2020. Lo annunciò per primo Mario Turco, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel Governo Conte II, e il progetto fu inserito nel cosiddetto “Cantiere Taranto”. A metà luglio 2021 c’è poi stata la firma dell’intesa fra il governatore regionale di Puglia, Michele Emiliano, e l’ad del gruppo Ferretti, Alberto Galassi. 
Nonostante l’enfasi messa sul progetto, a fine 2021 è stato in bilico poiché mancava una parte di risorse. E così il 7 dicembre 2021 l’allora ministro per il Sud, Mara Carfagna, decise definanziare, nell’ambito del Contratto istituzionale di sviluppo per Taranto, l’acquario green nell’ex stazione torpediniere sul Mar Piccolo, in quanto lo ritenne un progetto molto embrionale e dalle incerte ricadute, per dirottare su Ferretti parte delle risorse recuperate. Trovati i 14,2 milioni mancanti - l’intero definanziamento riguardò una cinquantina di milioni e il resto delle risorse fu spalmato su altre misure Cis -, ad aprile 2022 c’è stata la registrazione della Corte dei Conti del provvedimento di Carfagna. Da qui è poi partita una ulteriore fase. In primo luogo, la sottoscrizione dell’accordo di programma da parte dei ministeri, di Regione e Comune e di Ferretti stesso, quindi l’avvio della conferenza dei servizi. Le firme sono state raccolte nel periodo maggio-giugno 2022 mentre la prima conferenza di servizi si è tenuta a novembre.
Ferretti è un gruppo che va - è il caso di dirlo trattandosi di nautica - col vento in poppa. Quotato alla Borsa di Hong Kong da quasi un anno, Ferretti punta ora al raddoppio e nel 2023, presumibilmente nel primo semestre, si quoterà anche a Milano dove era già stata dal 2000 al 2002. Al lavoro sulla nuova quotazione sono gli advisor JP Morgan, Unicredit e Goldman Sachs. L’italiana Piazza Affari sarebbe stata scelta in alternativa a Londra. La quotazione a Hong Kong si spiega col fatto che Ferretti, tra management e proprietà, appartiene al gruppo cinese Weichai. La scelta di Milano verterebbe sul fatto che a Piazza Affari sono già quotati diversi brand del lusso e Ferretti, con i suoi yacht, lo è senz’altro. Il pacchetto Ferretti è distribuito tra flottante per il 28 per cento, 64 ai cinesi di Weichai e 8 a Piero Ferrari. I cinesi in vista dello sbarco a Milano dovrebbero ridurre la loro quota.
Ferretti ha registrato nei primi 9 mesi del 2022 ordini per 1,04 miliardi di euro (+26,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021, 821,8 milioni) grazie alla domanda globale.

I ricavi sono saliti del 16,5, attestandosi a 779,8 milioni, e nel periodo Ferretti ha espresso un utile netto di 47,4 milioni, 15,3 milioni in più rispetto ai 32,1 dei primi 9 mesi 2021. I 1.600 dipendenti di Ferretti, divisi in sei stabilimenti al Nord, grazie alle ottime performance del gruppo riceveranno come premio di risultato 3.505 euro (livello AS1). L’azienda ha annunciato ai sindacati importanti investimenti, incremento della dotazione organica (un centinaio le assunzioni del 2022) e previsioni positive per il 2023. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA