Sanità, mistero sui 105 milioni per l'Ospedale San Cataldo a Taranto

Nulla di fatto ieri in Commissione ma i tempi sono molto stretti

Sanità, mistero sui 105 milioni per l'Ospedale San Cataldo a Taranto
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Martedì 19 Luglio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:26

Nuova audizione, nella Commissione regionale Bilancio presieduta da Fabiano Amati, sull’Ospedale “San Cataldo” di Taranto. Nella precedente seduta era emersa l’opportunità, sollecitata dal consigliere Ignazio Zullo, di convocare l’assessore alla Salute, Palese, e il presidente della Giunta, Emiliano, per fugare il rischio della sospensione del lavori nel caso in cui il Ministero non desse il via libera all’utilizzo dei Fondi previsti ex art.20 per il reperimento dei 105 milioni di euro ancora necessari al completamento dei lavori previsti.

La questione non è stata chiarita nemmeno ieri e la seduta si è aggiornata a quando, acquisita la volontà del presidente, le strutture tecniche degli Assessorati alla Salute ed al Bilancio avranno provveduto - in tempi comunque ristrettissimi - a formulare ipotesi di soluzione, anche normative (da far approvare in questo caso nella seduta del 26 luglio del Consiglio regionale) che mettano al sicuro il completamento dei lavori della nuova struttura nosocomiale tarantina.

I nodi e le reazioni

Per il presidente della Commissione regionale bilancio e programmazione Fabiano Amati «la Asl Taranto ha bisogno di essere autorizzata al più presto ad assumerne obbligazioni giuridicamente vincolanti per l’acquisto di arredi e attrezzature, per una spesa prevista di euro 105milioni, poiché la mancata conoscenza delle specifiche tecniche dei macchinari comporta l’impossibilità di terminare numerose lavorazioni edili.

Devo rilevare che tutte le fonti di finanziamento indicate dall’assessorato non sono di pronta acquisizione e perciò l’uso continuo di verbi coniugati al futuro - faremo, vedremo, chiederemo - risulta anche un po’ beffardo rispetto ai rischi che corriamo. Mi spiace sottolineare il disinteresse con cui nei mesi scorsi fu accolto l’allarme della I Commissione sull’utilizzo dei fondi delle delibere Cipe 97 e 98 del 2009, ancora oggi non totalmente utilizzati per un ammontare di euro 106milioni e in attesa di essere destinati alla realizzazione di un altro programma, quello del nuovo ospedale del nord barese, allo stato ancora nella fase dello studio di fattibilità. Ne deriva, anche paradossalmente, la necessità di dover finanziare le necessità per Taranto o con il Just Transition Fund, sulla cui tempistica non ci sono certezze, oppure con la delibera Cipe 51 del 2019, cioè con una fonte di finanziamento che si potrà attivare dopo aver esaurito i fondi delle delibere Cipe 2009, ma che per poter essere esauriti bisogna attendere la conclusione del procedimento di fattibilità del nuovo ospedale del nord barese. Sarebbe invece più logico e lineare mettere le delibere Cipe 2009 al servizio di arredi e attrezzature di Taranto, per poi poter sbloccare i fondi della Cipe 2019 da destinare al nuovo ospedale del nord barese».

Sul caso questo il commento del consigliere regionale Pd Enzo Di Gregorio: «Occorrono canali di finanziamento rapidamente attivabili e date certe per il reperimento dei 105 milioni di euro necessari per dotare il nosocomio di apparecchiature elettromedicali e arredi. Il punto cruciale è che se entro i prossimi mesi (al massimo ottobre) non sarà stato definito l’iter per finanziare l’acquisto delle attrezzature, i lavori dovranno necessariamente subire un’interruzione parziale. L’assessore Rocco Palese, intervenuto oggi, ha ricordato che le risorse per gli ospedali di Taranto e di Monopoli Fasano potrebbero rientrare in un Accordo di Programma in corso di definizione con il Ministero della Salute. Qualsiasi sia la fonte di finanziamento, la condizione prioritaria è che sia esigibile in tempi strettissimi. Su questo il confronto proseguirà la prossima settimana con lo stesso assessore Palese ed i dirigenti del Dipartimento».

Critica la dichiarazione del Gruppo regionale di Fratelli d’Italia (il consigliere tarantino Renato Perrini, il capogruppo Ignazio Zullo e gli altri consiglieri Luigi Caroli, Giannicola De Leonardis, Antonio Gabellone, Francesco Ventola) sul nuovo nosocomio di Taranto: «Scommettiamo che, se cadrà il governo Draghi, il cantiere dell’ospedale San Cataldo di Taranto si fermerà? Non è una battuta, ma rende bene l’idea di cosa sta accadendo intorno a un ospedale che – di campagna elettorale in campagna elettorale – è stato inaugurato almeno tre volte. Ma al quale mancano 105 milioni per essere completato. Risorse che non ci sono. A conferma di una programmazione nefasta e improvvisata: era evidente fin dall’inizio che per quel tipo di struttura sanitaria servissero circa 250 milioni di euro. Aver bandito la prima gara (per 130 milioni) senza avere nel cassetto il resto (105 milioni) non è un errore. E’ un danno enorme, perché oggi c’è il serio rischio che nel cantiere i lavori si fermino». Poi l’attacco al governatore: «Di fronte a questa situazione abbiamo un presidente Emiliano che scappa, lasciando in Commissione Palese che si arrampica sugli specchi con gli occhi puntati su Roma. E allora noi di Fratelli d’Italia chiediamo e proponiamo che quegli occhi siano puntati su Bari, all’interno della Regione: il governo regionale può autorizzare la Asl di Taranto a fare anticipazioni e quindi bandire la seconda gara? E se la Asl non è in grado finanziariamente, la giunta può anticipare i 105 milioni dal bilancio autonomo? A dicembre con il Bilancio di previsione abbiamo approvato la possibilità di contrarre mutui per 200 milioni: perché non accedere a questa forma di finanziamento, come anticipazione? Altrimenti lo si dica, non a noi dell’opposizione ma ai tarantini: l’ospedale San Cataldo non vedrà la luce prima di tre anni nella migliore delle ipotesi… Il rischio vero è che rimanga una cattedrale del deserto. Per “colpa di Conte” che ha tolto la fiducia a Draghi. Per chi ci crede».

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