Esercitazione nel Golfo di Taranto: ecco come si cercano e si soccorrono i sommergibili in avaria

Nave Anteo durante l'esercitazione
Nave Anteo durante l'esercitazione
di Francesca RANA
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Martedì 20 Settembre 2022, 07:11 - Ultimo aggiornamento: 07:22

L'esercitazione It-Smerex, Italian Submarine Escape Rescue Exercise 2022, di ricerca e soccorso ai sottomarini in avaria, iniziata il 12 settembre nel Golfo di Taranto, è ormai nel mezzo di un'intensa attività addestrativa della Marina Militare, in programma fino al 24 settembre con tutti gli assetti a disposizione.

La nave a largo di Marina di Ginosa

La Nave Salvataggio Anteo, detta ufficiosamente “l'innominabile” tra i marinai e i sommergibilisti o palombari, ieri mattina era a largo tra le marine di Ginosa e Chiatona, dove il fondale di 35/40 metri si presterebbe meglio a testare la procedura di interoperabilità, catena di allarme, sistema nazionale ed internazionale di ricerca e soccorso. In particolare, il mini sottomarino SRV 300 è stato sganciato in mare ed è andato ad immergersi ed agganciarsi al sottomarino Romeo Romei, Classe Todaro, U212A, già immerso ed adagiato sul fono, sotto la boa segnaletica. Il senso di questa attività reale e non simulata era controllare le tempistiche, studiare eventuali imprevisti, consentire la comunicazione ed il passaggio tra il mini sottomarino ed il sottomarino ed uno scambio di equipaggi in questo caso, incluso lo scambio rituale di doni, affinché fosse possibile proseguire altre attività, in assenza di emergenza vera. Una centrale operativa consente di controllare le operazioni ed è sempre in contatto con il sistema Ismerlo, International Submarine Escape and Rescue Liason Office, nato in ambito Nato, legato ad una piattaforma su internet, a disposizione di tutte le nazioni quando viene lanciata un'allerta, e sempre sotto il comando di un ufficiale sommergibilista italiano.

Le dotazioni

Insieme al comandante di Nave Anteo, capitano di fregata Leonardo Attolico, il capo servizio sub, cc Marco Saponangelo ha illustrato le altre dotazioni uniche in una nave nel Mediterraneo: un sistema iperbarico per immersioni profonde; campana Mc Cann (ha funzione di una sorta di ascensore); due Ads, scafandri rigidi articolati, con le sembianze di un robot. All'occorrenza, è possibile imbarcare un team di palombari di Comsubin, Comando Subacquei ed Incursori: «La catena di allarme si attiva attraverso una costellazione satellitare - spiega il comandante di Comflotsom, Comando Flottiglia sommergibili, capitano di vascello Riccardo Rizzotto - la struttura di gestione dell'operazione di soccorso è molto complessa, c'è una parte decisionale ed una parte esecutiva.

La parte decisionale risiede presso il Comando in Capo della Squadra Navale, dove ha luogo il Comando dei Sommergibili, e viene sviluppata a livello tattico con un Coordinator Rescue Force (Crf, attivato la prima volta nel 2017), chi gestisce sul campo i mezzi di soccorso. L'Italia, la Marina Militare - prosegue - in questo settore, nel corso degli anni ha assunto un ruolo di leadership nel Mediterraneo. Molte marine estere vengono a frequentare il corso Crf presso la Scuola Sommergibili di Taranto. La ricerca ed il soccorso travalicano i confini delle organizzazioni internazionali. Tutti hanno libero accesso al centro di coordinamento Nato. A nessuno viene vietato l'accesso a questa capacità. In prospettiva, è in progettazione e futura costruzione una nuova unità».

Il dominio sottomarino

Una preoccupazione sempre più pressante sarà il dominio sottomarino. Oggi, non esisterebbe una regolamentazione diffusa sui fondali, dove passano cavi e infrastrutture e si presume debbano essere solo mezzi tecnologicamente avanzati e marine militari attrezzate a viaggiare sott'acqua, eppure il buon senso non è una virtù così scontata: «Fino ad oggi - conclude il comandante Rizzotto - è stato lasciato libero, in un modo o nell'altro chiunque può fruire liberamente. Se volessimo prendere un velivolo privato ed andare in volo non potremmo farlo, dovremmo coordinarci con l'Enac. La stessa cosa non è possibile sott'acqua, tecnicamente io potrei muovermi liberamente senza il controllo di nessuno. Ciò non è più possibile, per valore strategico e rischi connessi di una navigazione sott'acqua non controllata».

I soccorsi degli equipaggi

L'obiettivo è intervenire in 72 ore e completare la fuoriuscita di equipaggi in 96 ore ed il capitano di fregata Rino Vitagliano, Coordinator Rescue Force, ha evidenziato il coinvolgimento di enti ed attori eterogenei: «Ho diretto l'Ismerlo negli ultimi quattro anni. Ho gestito le crisi. Cerchiamo di ricostruire un'allerta, massimizzare ed ottimizzare lo sforzo. Bisogna avere procedure estremamente consolidate, attori sempre pronti. Tempi ristretti e complessi, se non si è allenati ed il sistema non è pronto ad una risposta globale e nazionale, non si possono rispettare».

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