I giorni del perdono e il cammino scalzo tra poste e mozzette

I giorni del perdono e il cammino scalzo tra poste e mozzette
di Domenico PALMIOTTI
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Giovedì 14 Aprile 2022, 11:19 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 17:53

A Taranto sono chiamati i giorni del perdono, definizione che scelse Nicola Caputo, giornalista, scrittore, profondo conoscitore delle tradizioni joniche, a cui si deve una paziente opera di ricostruzione storica e documentale dei Riti della Settimana Santa.

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Il giovedì santo

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Ma in realtà Giovedì e Venerdì Santo, con un'appendice nella prima mattinata di Sabato Santo, sono i giorni che segnano l'identità della città.

Infatti nessun altro momento della vita di Taranto è così condiviso, così coralmente sentito, così intensamente partecipato, come quello dei Riti, con il pellegrinaggio ai Sepolcri del Giovedì Santo e con le processioni dell'Addolorata e dei Misteri. La Puglia, e il Sud più in generale, hanno un profondo attaccamento alla pietà popolare. Ma a Taranto oggi e domani quest'attaccamento si esprimerà in modo straordinario. Per ore e ore, ci si ritrova tutti - tarantini, turisti, appassionati, curiosi - accanto alle mozzette. Nere quelle dell'Addolorata, color crema quelle del Carmine. Somigliano a mantelline, le mozzette, e costituiscono, insieme al camice bianco e al cappuccio, con due forellini all'altezza degli occhi, l'abito di rito dei confratelli. Oggi, Giovedì Santo, le due porte del Carmine, lato piazza Giovanni XXIII e lato via Giovinazzi, si aprono alle 15 per far uscire le coppie dei confratelli del Carmine. L'uscita delle poste avvia il pellegrinaggio ai Sepolcri. E sono alcune decine le poste che, con un intervallo di pochi minuti l'una dall'altra, lasciano il Carmine per incamminarsi lungo i due itinerari prestabiliti.

Gli itinerari

Quello della città vecchia che, superato il ponte girevole, comprende la visita alle chiese dei Santi Medici (novità di questo 2022 perché riaperta al culto, dopo oltre 30 anni di chiusura, a settembre 2020), San Domenico, Cattedrale di San Cataldo, Santuario Madonna della Salute, San Giuseppe e rientro al Carmine. Quello della città nuova si snoda invece attraverso le chiese di San Francesco di Paola, Santissimo Crocifisso, San Pasquale e rientro al Carmine. Diverse le chiese, diversi i percorsi, ma unico il denominatore. La maestosità dei Sepolcri, gli allestimenti, le parature color rosso, bianco e oro, le coreografie di fiori e candelieri. Tutto richiama il giorno principe della Chiesa, quello dell'istituzione dell'Eucarestia. Davanti agli altari della reposizione sostano in preghiera i perdoni del Carmine che si recano di chiesa in chiesa a passo lentissimo, la nazzicata. Un misto tra dondolio ed avanzamento quasi impercettibile. I perdoni sono a piedi nudi, hanno il volto coperto dal cappuccio e si accompagnano tenendo in una mano una mazza bianca con puntale nero.
Dopo la visita ai Sepolcri, altro momento centrale è l'uscita dell'Addolorata da San Domenico a mezzanotte di oggi. Questa processione ha il suo fulcro nella statua della Vergine che, vestita di nero, col volto del dolore, con il cuore trafitto in una mano e il fazzoletto nell'altra, cerca il proprio Figlio. Davanti alla statua, portata a spalla, si sgranano 15 poste di confratelli: camice bianco, mozzetta nera, scarpe nere, volto coperto dal cappuccio. Le poste sono intervallate da tre crociferi che sono però scalzi e indossano il solo camice bianco. Anch'essi col cappuccio calato sul volto. La processione si apre con la troccola, seguita dalla Croce dei Misteri e dalle pesare, due finte pietre portate al collo da due bambini, figli di confratelli. Per percorrere un tragitto, non eccessivamente lungo, che va dalla città vecchia alla nuova e ritorno, la processione dell'Addolorata impiega 15-16 ore.

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La processione dei misteri

Dalle 17 di Venerdì Santo tocca invece alla processione dei Misteri. Più lunga e monumentale rispetto all'Addolorata. Qui ci sono 8 statue: Gesù nell'orto degli ulivi, Ecce Homo, La Colonna, La Cascata, il Crocifisso, la Sacra Sindone, Gesù Morto e l'Addolorata, che non è la stessa della processione precedente. I simboli sono stati aggiudicati dalle gare, riservate ai confratelli. Tra una statua e l'altra, ritroviamo anche qui le poste dei confratelli. Sono tutti scalzi eccetto i portatori delle forcelle, che servono a sorreggere le statue nei momenti di sosta e di riposo. Come per l'Addolorata, anche per i Misteri il corteo si apre con la troccola e la Croce dei Misteri. Non ci sono le pesare ma c'é il gonfalone. La troccola è impugnata dal confratello-troccolante. È una tavola di legno in forma allungata, ornata con una serie di decorazioni ma soprattutto da alcune maniglie metalliche. Muovendola in un certo modo con la mano, le maniglie metalliche sbattono sul legno e creano un particolarissimo suono. La colonna sonora dei Riti è data dalle bande che seguono le processioni: sono due in quella dell'Addolorata e quattro in quella dei Misteri. Le bande eseguono le marce funebri, le musiche che cullano i simboli della Passione, fanno nazzicare i confratelli e colpiscono l'udito e l'anima di quanti fanno ala alle processioni.
L'itinerario dei Misteri è tutto nel centro urbano, la processione impiega 15-16 ore per coprirlo. Il rientro avviene a partire dalle 7.30 del Sabato Santo quando, in una piazza gremita, il troccolante batte con la mazza tre colpi sul portone del Carmine per farsi aprire. È il segno, salutato dall'applauso della folla, che tutto si è compiuto. Che i Riti sono stati celebrati. Che Taranto ha vissuto la Settimana Santa ed ha rinsaldato il legame con quella parte tradizionale di sé che, mai come in questi giorni, la fa apparire non solo bella ma straordinariamente unica. Suggestiva nella sua antica ritualità tramandata da padre in figlio. Emozionalmente intensa.

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