Risarcito per la caduta in bici. Perde tutto in Cassazione

Risarcito per la caduta in bici. Perde tutto in Cassazione
di Nazareno DINOI
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Giovedì 26 Maggio 2022, 09:47

Per una caduta con la bici mentre percorreva una strada del suo Comune, un manduriano aveva riportato gravi danni che il proprio medico legale aveva quantificato in circa 400mila euro. Poi la richiesta di risarcimento presentata al Comune, ritenuto dall'infortunato responsabile del cattivo stato di un tombino nella cui feritoia si era incastrata la ruota anteriore della sua bici facendolo cadere rovinosamente a terra, era scesa a 220mila euro, sufficienti per pagarsi le cure e il danno permanente di natura neurologica che gli avevano diagnosticato.

Opposizione in Appello

Era così toccato al giudice del Tribunale di Taranto a cui il cittadino si era rivolto per ottenere il ristoro, dire la sua accordando un concorso di colpa al 50% tra lui e il Comune ritendendo equa la somma di 110mila euro. Ma il malcapitato, non soddisfatto, ha voluto fare opposizione ricorrendo in Corte d’appello che ha stravolto la sentenza di primo grado assolvendo l’amministrazione comunale e compensando le spese di giudizio. Allo sfortunato ciclista non è rimasto che tentare la strada della Cassazione ma è andata male anche lì.

Anzi, peggio, perché oltre alle spese legali e di giudizio gli ermellini lo hanno condannato al pagamento di un’ammenda pari ad altri 7mila euro. 

Si è chiusa così per S.D, pensionato di Manduria, la storia di una rovinosa caduta che gli aveva provocato un’invalidità riconosciuta del 35% per i postumi riportati quel giorno quando nell’attraversare la strada era incappato in quel tombino che lo aveva catapultato in avanti battendo la testa. Ricoverato in ospedale, l’uomo aveva poi sopportato una lunga riabilitazione e tante visite, esami e molte sale d’attesa nello studio legale dove si era rivolto per ottenere giustizia dal momento che il comune si rifiutava di pagare. Così il suo avvocato era riuscito, in sede di giudizio di primo grado, a strappare per il suo assistito quei 110mila euro che lo sfortunato pensionato non ha proprio voluto decidendo di impugnare la sentenza ritenendola ingiusta.

In appello la doccia fredda perché la corte ha demolito la tesi del Tribunale dando ragione all’avvocatura interna del comune che si era costituito in via accidentale dopo l’impugnativa principale decisa dal pensionato, scaricando le colpe alla disattenzione del ciclista. Niente concorso di colpa, quindi, ma colpa intera. E tutta per lui. Addio a quei 110mila euro che l’ostinato pensionato ha visto solo sulla carta.

Non restava il terzo grado ma anche in Corte di cassazione non è andata bene per il manduriano che ha perso definitivamente le speranze di ottenere la somma pretese o almeno quella rifiutata di ben 110mila euro (110mila e 794 euro, per la precisione) che aveva rifiutato.

Secondo i giudici romani che hanno accolto la tesi dei giudici dell’appello e del comune di Manduria, in quella sede rappresentato dall'avvocato esterno, Giuseppe Pio Capogrosso, la sentenza impugnata aveva già osservato che il tombino nel quale andò ad infilarsi la ruota della bicicletta era perfettamente visibile in quanto di colore nettamente diverso rispetto alle pietre che costituivano il piano stradale; che l'illuminazione pubblica era sufficiente, essendo avvenuta la caduta subito dopo il passaggio di una processione religiosa; che il danneggiato stava percorrendo la strada contromano, cioè sul lato sinistro. Oltre al danno anche la beffa perché il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese di giudizio pari a 7mila euro oltre ai costi e alle spese legali e tante perizie mediche, medicine e cure.

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