«Il 100 non mi basta, merito anche la lode»: ricorso della studentessa e il Tar le dà ragione

«Il 100 non mi basta, merito anche la lode»: ricorso della studentessa e il Tar le dà ragione
di Nazareno DINOI
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Sabato 12 Febbraio 2022, 19:20 - Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 17:50

Sempre prima della classe, ammessa all’esame della maturità con il massimo dei voti e dei crediti possibili e un eccellente 100 all’esame del diploma. Ma senza la lode che la maturanda sapeva di meritare e ne era così convinta da rivendicarlo in tribunale. Alla fine l’ha spuntata lei ottenendo dai giudici una seconda seduta d’esame e il meritato diploma con quel «lode» che aveva rincorso per cinque anni. 

La battaglia

È la storia di Valentina Pia Maniglia, tarantina, ex studentessa del liceo Quinto Ennio di Taranto che era stata ammessa all’esame di maturità con tutti dieci e con un totale di 60 crediti attribuitegli nel terzo, quarto e quinto anno. Praticamente il massimo della valutazione consentita dal Ministero dell’Università. Una bravura che si conferma anche nell’esame orale di maturità che affronta senza incertezze: sessanta minuti di confronto diretto con i commissari che la premiano all’unanimità con una votazione di 40/40. Il podio assicurato, insomma, anche per un curriculum extra scolastico di rilievo avendo conseguito a soli 18 anni (come pochi in Italia) il titolo di madre lingua inglese con certificazione di livello C2. 

Insomma, la lode scontata.

Invece no. Si deve accontentare di un cento su cento sul diploma, ma lei non ci sta. Da qui la decisione di fare ricorso al Tribunale amministrativo di Lecce. «Credo nella giustizia e sentendomi giudicata ingiustamente, ho deciso di chiedere al dirigente di revocare in autotutela la decisione convocando la commissione», spiega Valentina Pia che da grande vuole fare il magistrato. Prima di ricorrere alle carte bollate, la ragazza si era rivolta al dirigente dell’istituto che condividendo le sue perplessità aveva chiesto al Provveditorato la possibilità di sottoporla ad un riesame. 

Non ricevendo risposta, la famiglia della studentessa ha deciso di rivolgersi alla magistratura amministrativa e sono stati così i giudici del collegio amministrativo leccese a bacchettare i docenti con l’ordinanza cautelare che riteneva «fondato il ricorso in punto di diritto e tenute conto delle giustificazioni rese a supporto della mancata attribuzione della lode, a fronte del curriculum scolastico dell’interessata e delle prove di esame dalla stessa sostenute».   Ad affiancare la studentessa in questa sua battaglia c’è stata sua madre, anche lei avvocatessa. «Mi ha detto che non stavo sbagliando e questo mi ha dato la forza di andare avanti», confida con orgoglio Valentina Pia. 

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