Rianimazione senza aria condizionata, medici e infermieri esasperati

Rianimazione senza aria condizionata, medici e infermieri esasperati
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Mercoledì 14 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:33

Si lotta tra la vita e la morte nella rianimazione del Santissima Annunziata di Taranto. Ma anche con il caldo. È la situazione limite che si è venuta a creare nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale azienda dove da giorni non funziona come dovrebbe l’impianto di condizionamento

La situazione

In alcune stanze del reparto che si trova al piano «zero» del padiglione chirurgico, i bocchettoni sono completamente off, mentre altri diffondono aria fredda in misura insufficiente alle necessità di un ambiente dove il controllo della temperatura è fondamentale sia per i pazienti che per l’abbattimento della proliferazione dei batteri. 
Meno importante per classificazione dei valori, ma altrettanto dura la situazione relativa alla permanenza del personale sanitario costretto a lavorare in condizioni poco accettabili se non proibitive. Soprattutto per quelli addetti alla stanza dedicata ai pazienti Covid positivi, solo uno al momento, dove bisogna entrare indossando tuta, guanti, maschera e schermo.
«Mezz’ora così bardato e ne esci che sei mezzo morto», si lamentano gli addetti all’assistenza che non possono certo rifiutarsi di svolgere il proprio compito. Nei giorni scorsi quando l’umidità faceva mancare il fiato, il rimedio è stato quello di spalancare alcune finestre. «Era l’unico modo per sentire circolare un po’ d’aria», racconta ancora chi non ce la fa più a sopportare l’incredibile disservizio. «Che dura da giorni – dicono - e nessuno sa più cosa fare nonostante le nostre continue richieste di interventi per risolvere il problema». A quanto pare il guasto si è verificato a cavallo di Ferragosto quando l’intero impianto si areazione andò in blocco per mezza giornata. 
«Intervennero i tecnici per sistemarlo alla buona ma da allora i bocchettoni funzionano a singhiozzo e per metà della potenza che avevano prima», fanno sapere sempre i sanitari che non sanno più a chi rivolgersi. Per questo decidono di rendere pubblica la loro protesta silenziosa iniziata a Ferragosto.
«Non rispondono nemmeno più alle email e alle telefonate, vediamo se con i giornali si muove qualcosa», dicono con speranza i dipendenti che ogni giorno, per 24 ore di continuo, devono assicurare l’assistenza ad una quindicina di pazienti in condizioni critiche, quasi tutti in coma o comunque non in condizioni di lamentarsi per il caldo o il freddo. 
Il disagio lo avvertono le 15 persone in servizio per ogni turno tra medici, infermieri, operatori socio sanitari e ausiliari che devono fare i conti con quello che non funziona mantenendo inalterati i livelli di assistenza e le cure. A patire di più sono gli addetti alla sala Covid dove si deve entrare per almeno tre volte a giorno per la terapia ciclica e in qualsiasi momento quando la necessità lo richiede. «Noi ci lamentiamo e lo facciamo anche se nessuno ci ascolta, ma i nostri malati non possono farlo perciò dobbiamo anche a loro questa protesta», ripetono i sanitari indispettiti dall’inerzia e affaticati dalle condizioni in cui sono costretti ad operare.
Il reparto di rianimazione del Santissima Annunziata, che è uno dei più nuovi, ha già superato i trent’anni dalla sua inaugurazione.

E i segni dell’età si sentono. 

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