Regali sotto l'albero, bilancio positivo

Regali sotto l'albero, bilancio positivo
di Claudio Frascella
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Lunedì 28 Dicembre 2015, 13:07
Taranto - «Insomma». Nessuno si sposta più di tanto. I negozianti tarantini preferiscono farsi scudo di una delle esclamazioni più gettonate del lessico jonico. Dice tutto e dice niente. Fosse un risultato di calcio, sarebbe uno “0-0”. Un pareggio, un miracolo non compiere un passo indietro rispetto allo scorso anno. In molti. il “pari”, lo avrebbero sottoscritto volentieri, se non altro alla luce di una crisi che non conosce soste.
Ieri molti i negozi aperti. La gente osserva le vetrine, entra, chiede. Fa shopping, acquista, qualcuno ha già la testa ai saldi. Quando si troverà al cospetto degli sconti, ma anche agli ultimi capi. Senza la taglia che sarebbe stato più consigliabile acquistare pochi giorni prima, provando a chiedere subito il classico “sconticino”.
Parlano anche di questo i negozianti. «C’è chi lo sconto lo applica già – dice un commerciante – alla clientela, d’accordo, ma sorvola su certe regole cui tutti proviamo ad attenerci; proviamo, considerando che più di qualcuno alla fine fa come meglio crede, pensando più all’incasso del “pochi, maledetti e subito” piuttosto che ad un investimento lungimirante, noncurante di chi questo lavoro lo fa per mestiere».
Dunque, «insomma». Dipende anche dai rapporti non sempre stabiliti nella massima limpidezza fra i commercianti. Un altro negoziante. «Meglio se ci fosse maggiore collaborazione e qualcuno, anche se in minima parte, non giocasse a fare il furbetto». Ieri giornata di sole. Centro cittadino, il top dopo le 11. File di auto, parcheggi “sold out”. «Un parcheggio, nemmeno a pagamento», diceva un automobilista.
Ieri sera il bis, più contenuto. La pressione per gli acquisti è la stessa del mattino. Nel tardo dopo-pranzo torna l’idea dello shopping. I “due passi”, per guardare luci e vetrine.
«Come ogni dopo-Natale – ricordava ieri un negoziante – scatta il cambio, il capo di abbigliamento indossato non aderisce come invece dovrebbe; ma è un fatto psicologico, una volta trovata la misura più piccola o più grande, arriva il meccanismo del “giacché mi trovo…”: occhiata fra vetrine, scaffali e scelta di un altro capo da associare al regalo ricevuto: una sciarpa, un maglione, una camicia; il commercio è fatto anche di queste cose, seminare e fare promozione al proprio brand».
A proposito di marchio. Un po’ di negozi importanti, ieri, sono rimasti chiusi. Chi ha lavorato in modo sostenuto fino alla vigilia ha pensato che fosse arrivato il momento di tirare il fiato. Non sarà una giornata a cambiare il corso degli eventi. Non sono tutti dello stesso avviso. «Ognuno opera le sue scelte – un altro commerciante – magari è già soddisfatto così, rispetto le decisioni dei colleghi; personalmente ho scelto di aprire, perché non è più il caso di fare come un tempo, aperture e chiusure tassative; il mercato è libero ed è bello anche per questo».
E, in coda, giunge la polemica. «Non tutti i commercianti, purtroppo, hanno aderito a quanto stabilito dal direttivo – commenta Giovanni Geri, presidente Federmoda-Confcommercio – la chiusura dei negozi di abbigliamento nei giorni 25, 26 e 27 dicembre; ognuno interpreta come meglio crede le nostre indicazioni, è un suo sacrosanto diritto; ma mettiamola così: abbiamo perso l’occasione di mostrare compattezza in un settore che, per autorevolezza, nei momenti decisivi dell’anno dovrebbe dare segnali puntuali e importanti».

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