Ragazzina straniera insultata in classe: «Mi chiamano negra ma mi sono abituata». Le offese sulla chat di whatsapp

Una situazione questa che va avanti da tempo, tanto da aver indotto i genitori adottivi della 17enne a farle cambiare aula

Ragazzina straniera insultata in classe: «Mi chiamano negra ma mi sono abituata». Le offese sulla chat di whatsapp
di Lucia J.IAIA
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Martedì 28 Marzo 2023, 11:03 - Ultimo aggiornamento: 12:08

«Non ti preoccupare, mamma. Mi sono abituata». È con questo stato d’animo che una ragazzina straniera affronta le angherie e gli insulti subìti da alcuni compagni di classe. Una situazione questa che va avanti da tempo, tanto da aver indotto i genitori adottivi della 17enne a farle cambiare classe già lo scorso anno, quando gli “amici” si erano rifiutati di svolgere un lavoro di gruppo sul suo paese d’origine perché considerato “non all’altezza”. Il compito, in quella circostanza, non era stato portato a termine, come se la loro fosse stata davvero una giustificazione plausibile. 

La storia 


Ma anche quest’anno, per Miriam (nome di fantasia ) la situazione non sembra essere migliorata. Appellativi come “negra”, o vantarsi di “sentirsi nazisti e omofobi, di appartenere ad una razza superiore” è quanto emerge dalle chat di whatsapp in cui i ragazzi parlano tra loro e con Miriam. 
«Possibile che non riescano a capire la gravità di quello che scrivono e che si giustificano sempre con la voglia di scherzare? – denuncia il padre della 17enne che frequenta un istituto tarantino - Possibile che non riescano a mettersi nei panni di chi subisce questa violenza discriminatoria e che tutta la classe o parte di essa non abbia il coraggio di condannare l’accaduto?».
Al contempo l’uomo, che ha già contattato docenti e dirigente scolastico per evitare che la situazione si aggravi maggiormente, descrive un clima in cui gli insulti nei confronti di studenti stranieri non sono sporadici. «Questo è ciò che è accaduto a mia figlia ma so che, purtroppo, anche altri ragazzini adottati o stranieri sono finiti nel mirino del branco. Serpeggia, ormai in maniera anche poco velata, un’intolleranza spaventosa, preoccupante davvero». 
Nonostante Miriam provi a rassicurare mamma e papà, non deve essere semplice per lei affrontare, ogni giorno, occhiatacce o prese in giro da parte di chi dovrebbe invece, mostrare amicizia e trascorrere con lei momenti di spensieratezza. «Sono preoccupato – ammette il papà Andrea - perché temo che mia figlia possa soffrire ingiustamente.

Fino ad ora, abbiamo sopportato questo stato di cose solo per proteggerla e per il suo bene. Ora però, la misura è colma». 

I genitori chiedono un intervento della scuola 


I genitori della ragazza pretendono, ovviamente, un intervento della scuola che è il luogo preposto al rispetto dei valori e delle persone. «Ho chiesto un incontro urgente con il dirigente e mi aspetto che vengano assunti dei seri provvedimenti nei confronti di quelle mele marce che, inevitabilmente, rischiano di sporcare l’immagine dell’intera scuola, oltre che naturalmente creare un problema alla mia famiglia». 
In più, l’intenzione di far conoscere l’odissea che Miriam sta vivendo sulla propria pelle in una città come Taranto, da sempre crocevia di razze e culture, è per Andrea un modo per spezzare il silenzio su un tema evidentemente sentito da questa famiglia e da altre. «Spero di poter aiutare tutti i ragazzi che vivono il suo stesso disagio e non sono pochi, ve lo assicuro. Ho fatto delle ricerche, ho parlato con altri genitori adottivi e mi sono reso conto che il colore della pelle per una certa parte dei ragazzi rappresenta ancora un problema. Lei quest’anno ha cambiato classe ma gli insulti e la discriminazione si sono ripetuti anche nella nuova e, quindi, non parliamo di un caso isolato. Di sicuro, vorrei tanto trovare il modo per far capire a questi ragazzi che non è tutto uno scherzo. Ci sono persone che non riescono a superare certi momenti e ci sono cicatrici difficili da rimarginare, soprattutto quelle dell’anima». 

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