I quattro rosoni di chiese tarantine che puntano a diventare Patrimonio Unesco

I quattro rosoni di chiese tarantine che puntano a diventare Patrimonio Unesco
di Nazareno DINOI
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Mercoledì 23 Giugno 2021, 05:00

Sono quattro per ora i rosoni di altrettante chiese e cattedrali della provincia di Taranto che compaiono tra i trentatré (anche questo è un numero provvisorio), inseriti nell’elenco dei «Rosoni di Puglia» candidati a diventare Patrimonio mondiale Unesco. Le bellezze architettoniche di terra ionica scelte da un comitato promotore, sono i rosoni che danno luce alla chiesa di San Domenico a Taranto, alla chiesa matrice della Santissima Trinità di Manduria, alla collegiata Maria Santissima Annunziata di Grottaglie e alla chiesa di San Lorenzo Martire di Laterza.
L’ambiziosa iniziativa è promossa dalla «Compagnia degli Exsultanti» di Bari e dal suo presidente, Antonio Gelormini e punta sul coinvolgimento delle comunità locali, istituzioni, associazioni, gruppi culturali, studiosi, che potranno candidare i «merletti di pietra» dei propri luoghi sacri non compresi in questo primo elenco.
I promotori del progetto hanno fatto una cernita basandosi su conoscenze personali e su ricerche bibliografiche ed architettoniche che ha permesso di realizzare una rete dei luoghi di culto da Lecce a Santa Maria di Leuca passando per Soleto e poi da Bari a Ruvo di Puglia, da Monopoli a Manduria, Brindisi e così via dall'Adriatico allo Ionio. L’elenco completo delle prime trentatré candidate sarà presentato nei prossimi giorni. Per la provincia di Taranto la scelta è caduta sui quattro rosoni prima indicati.

L'iniziativa

L’idea di inserire gli elementi caratteristici dell’edilizia sacra pugliese tra i luoghi italiani dell’Unesco (i tesori sono 55 attualmente), è piaciuta molto al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. «Pensare che i Rosoni di Puglia possano essere riconosciuti patrimonio Mondiale Unesco è una cosa di una bellezza entusiasmante - ha dichiarato Emiliano - un patrimonio identitario pugliese unico nel suo genere, che trova il modo di essere ulteriormente valorizzato e promosso».
Nella conferenza stampa di presentazione del progetto che si è tenuta nel piazzale antistante la sede dell'Associazione «Slow Travels», all'ombra della maestosa Cattedrale di Bari, il promotore Gelormini ha illustrato le prime fasi di un lungo percorso necessario per ottenere il risultato sperato. «Al completamento della formazione del Comitato Scientifico - ha spiegato Gelormini -, seguirà l’individuazione della lista dei Rosoni componenti il progetto e la definizione formale delle linee guida di questa prima fase, con la conferma dei soggetti coinvolti ai massimi livelli».
Le porte a cui bussare non saranno poche. Per un obiettivo così ambizioso occorre infatti l’interessamento di vari enti, dall’Associazione nazionale dei comuni alla Conferenza episcopale italiana università, soprintendenze, Ministeri.
Per Taranto è stato scelto il rosone della chiesa più popolare e conosciuta dai tarantini dopo la concattedrale dedicata al santo patrono. È la chiesa di San Domenico Maggiore, infatti, che conserva la statua della Madonna Addolorata, icona protagonista della processione del giovedì santo.

Situata nella città vecchia, la chiesa è stata realizzata intorno al 1300 sui resti di un antico tempio greco. Il suo splendido rosone perfora la grande facciata che guarda il Mar Grande.

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