Questa volta il semaforo rosso che segna la pericolosità potenziale del carcere di Taranto, causa il sovraffollamento dei detenuti e l’esiguità del personale di vigilanza, parte direttamente dalla direzione che ha chiesto aiuto al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria nazionale e regionale e al prefetto. Nella lettera, la direttrice reggente Sonia Fiorentino, illustrerebbe la situazione già esistente, peggiorata dall’assenza di un consistente numero di agenti di polizia penitenziaria assenti perché candidati alle prossime elezioni comunali. Si parla di un numero vicino alle quaranta unità il cui distacco toglie forza al già esiguo organico: quindici poliziotti per circa 700 detenuti da sorvegliare, il doppio del previsto, molti dei quali appartenenti a clan della malavita organizzata. Nella missiva della direzione, trasmessa per conoscenza ai sindacati di categoria, ci sarebbe un espresso richiamo al prefetto di Taranto a cui si ricorda come la situazione creatasi potrebbe incidere sull’ordine e la sicurezza pubblica chiedendo per questo un maggiore controllo esterno da parte delle forze di polizia presenti sul territorio.
La lettera
La mossa della direzione del carcere ha stupito anche le parti sociali. Il sindacato autonomo Sappe, ad esempio, prende atto che «finalmente anche l’amministrazione, in totale contrapposizione a quella regionale e romana, rappresenta queste gravi criticità alle autorità». Nello stesso comunicato del Sappe, il segretario nazionale Federico Pilagatti ricorda i recenti episodi di violenza tra le mura della casa circondariale (l’ultimo, drammatico, il suicidio di un detenuto), dovuti proprio all’assoluta disparità tra numero di carcerati e personale.
«A seguito della nostra denuncia - lamenta Pilagatti - non è successo assolutamente nulla, disinteresse assoluto con la situazione che si è aggravata sempre di più».