È in corso il sit-in degli imprenditori dell’indotto siderurgico ex Ilva ed ex ArcelorMittal, oggi Acciaierie d’Italia, davanti alla sede della direzione del siderurgico di Taranto. Si tratta di un presidio annunciato venerdì scorso e che si sta tenendo in forma pacifica.
Rispetto a proteste precedenti che hanno riguardato soprattutto lo scaduto fatture verso le imprese, non pagato dalla committente dell’acciaio, la manifestazione odierna riguarda il futuro della fabbrica, in attesa da diversi giorni ormai della sentenza del Consiglio di Stato chiamato a decidere se gli impianti dell’area a caldo vanno spenti perché inquinanti, come ha deciso a febbraio il Tar Lecce validando un ordinanza del sindaco di Taranto, oppure devono continuare a produrre.
Secondo Confindustria non è possibile in un solo colpo di spugna cancellare ciò che lo stabilimento rappresenta e che da 60 anni fa parte del tessuto economico di Taranto.
«Bisogna intervenire per effettuare una riconversione con metodi ben definiti. Da queste evidenze nasce la decisione delle aziende dell’indotto di manifestare. Le imprese dell’indotto offrono una grande matrice occupazionale, ma da tempo chiedono di essere ascoltate in quanto per loro si intravede un futuro incerto».