Pronto soccorso in crisi nella provincia di Taranto: pochi medici, è allarme

Il pronto soccorso dell'ospedale SS. Annunziata di Taranto
Il pronto soccorso dell'ospedale SS. Annunziata di Taranto
di Massimiliano MARTUCCI
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Giovedì 27 Ottobre 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 02:05

Rischia una lunga attesa chi avrà bisogno di andare al pronto soccorso in provincia di Taranto, soprattutto di notte. Sono trentuno, in totale, i medici in servizio nei reparti di urgenza della provincia di Taranto, a fronte dei sessantacinque previsti dalla delibera della giunta regionale 1726 del 2019, che individuava i livelli minimi di assistenza.

I numeri

Nei quattro pronto soccorso della provincia jonica, quello del SS. Annunziata, quello di Martina Franca, di Castellaneta e di Manduria, la carenza di medici ma anche di personale infermieristico, si può percepire dai tempi di attesa per essere visitati. Non è raro che a Taranto, con un pronto soccorso che deve servire una comunità di decine di migliaia di abitanti, di notte sia solo un medico in servizio, come accade praticamente sempre a Martina Franca
Nel dettaglio, la delibera di giunta aveva previsto per il reparto di Taranto, 25 medici, ma ne sono in servizio solo undici, di cui uno con esenzione da attività clinica assistenziale e due esentati dal turno notturno; a Martina Franca erano previsti 16 medici, ma ne sono in servizio sette, di cui due esentati dal turno notturno; a Castellaneta tredici, ma sono in servizio otto, di cui tre assenti, tre con l’esenzione per i turni di notte e uno pronto per andare in pensione a gennaio 2023; a Manduria undici medici, ma ne sono in servizio cinque, di cui uno esentato dal turno di notte. 

La carenza di personale 


Queste sembrano essere le conseguenze di scelte che arrivano da lontano, anche di origine diversa, a partire sì dal numero chiuso all’università, ma anche dal fatto che pare siano davvero pochi coloro che hanno voglia di esercitare nella medicina d’urgenza.

Inoltre il settore privato fa gola sempre di più, e non c’è una regolamentazione per gestire questo. Per far fronte ai posti vacanti i vari ospedali, nella loro autonomia, possono chiedere ai medici degli altri reparti di coprire i turni, sostenendo costi importanti. Tutto questo mentre i contagi da covid stanno aumentando, e in alcuni ospedali ci si dà da fare per inaugurare nuovi reparti, ma senza personale. Il risultato più evidente, ma che scalfisce appena la superficie del problema, sono le lunghe liste d’attesa di cui spesso si legge nelle cronache. Oltre un anno di attesa per una colonscopia negli ospedali pubblici o privati convenzionati della Puglia. Ed ancora, quattro mesi per una mammografia, sei i mesi di attesa per una visita cardiologica o endocrinologica. Tempi d’attesa che lievitano sensibilmente per una risonanza magnetica con mezzo di contrasto (nove mesi, 271 giorni invece di 120). 

La riunione


I dirigenti medici dei reparti della medicina d’urgenza di Taranto si sono incontrati recentemente per far fronte comune alle richieste dell’azienda sanitaria, e pare che abbiano messo nero i rischi a cui si sta andando incontro. Nel frattempo il tema delle liste d’attesa ha finalmente interessato la politica. Martedì lo Spi Cgil ha manifestato a Martina Franca e a Crispiano, mentre in Consiglio regionale è arrivata una proposta di legge per la riduzione delle liste d’attesa. 

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