Presidio Slow Food per la cozza tarantina, pronto il disciplinare

Presidio Slow Food per la cozza tarantina, pronto il disciplinare
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Venerdì 11 Febbraio 2022, 05:00

Sarà presentata lunedì la prima bozza di disciplinare per il presidio Slow Food della cozza nera tarantina. Lo annuncia l’ex assessore Paolo Castronovi in una nota: «In questo primo incontro tecnico operativo “Slow Food Puglia”, in particolare il presidente pro-tempore Marcello Longo, presenterà una prima bozza di disciplinare ai numerosi rappresentanti delle Istituzioni, delle associazioni di categoria e agli stakeholder del territorio, che così potranno dare un loro contributo alla stesura definitiva». 

L'obiettivo

L’incontro è stato convocato da Slow Food Puglia nell’ambito del progetto “Remar Piccolo: natura e tradizioni per rivivere il mare” che all’epoca ha visto al lavoro insieme l’Assessorato all’Ambiente, assessore Paolo Castronovi, e quello allo Sviluppo Economico, assessore Fabrizio Manzulli, che riuscirono ad ottenere un finanziamento del Por Puglia 2014/2020 – Asse VI – Azione 6.6. Sub-Azione 6.6.A “Riqualificazione Integrata dei paesaggi costieri”. 
La bozza di disciplinare, già pronta da settembre 2021, è stata redatta da Mario Imperatrice, biologo marino e presidente di Unicoop Taranto. Raggiunto telefonicamente, spiega che il principio di fondo con cui è stato preparato il documento è quello di immaginare anche un tipo di impresa diversa, più attenta all’ambiente: «Abbiamo, a grandi linee, cristallizzato la procedura di produzione della cozza nera tarantina, che finora non era mai stata definita e indichiamo un modello di azienda ecosostenibile, che sarà inquadrata in una serie di standard», sostiene il biologo, «che vanno dall’attenzione alla produzione dei rifiuti alla messa in pratica di tutte quelle precauzioni per limitare gli impatti ambientali, salvaguardando la qualità del prodotto. A poco a poco sta diventando più diffusa la mentalità per la quale si può produrre di meno salvaguardando la qualità».
Il tema dei quantitativi di produzione è caldo, e lo diventa ancora di più d’estate, quando a causa dell’ordinanza regionale con la quale si obbliga i mitilicoltori a spostare il novellame dal primo al secondo seno del Mar Piccolo, a causa dell’inquinamento, lo spazio di coltivazione si riduce drasticamente, tanto che nell’ultimo anno Palazzo di Città aveva concesso l’utilizzo di alcuni ettari nel Mar Grande. Il disciplinare, per quanto ci è dato apprendere, non prevede il limite territoriale del Mar Piccolo, ma più in generale la costa tarantina. 
«Quante cozze può produrre Taranto? Questo è un problema di calcolo della capacità del sistema, ed è oggetto di un progetto di ricerca guidato dal CNR Irsa di Bari e dal Ciheam di Valenzano», spiega Imperatrice. Il raggiungimento dello status di presidio Slow Food, per la cozza tarantina, potrebbe diventare un acceleratore di un certo tipo di economia che, spiega ancora Imperatrice: «non solo salvaguarda l’ecosistema marino, ma contribuisce al suo mantenimento», in un’ottica di interdipendenza». Ma, così come è stato per il capocollo di Martina Franca, se ben gestito il presidio potrebbe rappresentare l’inizio di una svolta significativa anche in termini di percezione della città al di fuori dei propri confini.
Non manca però la polemica.

A novembre si è dimesso il fiduciario della condotta Slow Food di Taranto, Vincenzo De Benedetto, in contrasto con alcune scelte fatte dall’associazione.

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