Contenzioso ex Ilva-Peyrani, avvocati al lavoro per un'intesa

Contenzioso ex Ilva-Peyrani, avvocati al lavoro per un'intesa
di Domenico PALMIOTTI
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Venerdì 20 Maggio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:16

Al secondo e quarto sporgente portuale dell’Ilva lo scarico delle materie prime è ripreso. Nella notte di martedì sono infatti attraccate due navi per rifornire di minerali il siderurgico. Navi che ieri mattina erano ancora impegnate nelle operazioni. Ma alla movimentazione sta lavorando il personale dipendente di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, non quello di Peyrani Sud che da venerdì scorso ha sospeso il servizio e risolto il contratto col committente che peraltro il 13 giugno sarebbe scaduto. 

La trattativa

In questa fase gli avvocati dell’ex Ilva e quelli di Peyrani Sud sono al lavoro per trovare una via d’uscita al contenzioso nato tra le due aziende. Peyrani Sud, che ha cominciato a lavorare con l’Italsider di Stato negli anni ‘60 e che dal 2019 ha intrapreso lo scarico delle materie prime al quarto sporgente e al molo polisettoriale, avanza da Acciaierie d’Italia un credito rilevante. Si tratta di prestazioni eseguite e non pagate dal committente. Sono già 7 milioni di scaduto, che diverranno 9 a giugno, col termine definitivo del contratto, ma il credito complessivo va oltre i 10 milioni. Peyrani Sud è una delle tante aziende dell’indotto che attende i pagamenti dall’ex Ilva, che è in crisi di liquidità tant’é che di recente ha effettuato un’operazione di cartolarizzazione crediti per 1,5 miliardi e sta cercando di ottenere nuova provvista finanziaria dalle banche sfruttando la garanzia pubblica Sace inserita nel decreto Ucraina che il Parlamento ha appena convertito in legge.


Ma nella vicenda non c’è solo Peyrani Sud che attende il saldo del credito maturato. C’è anche Acciaierie d’Italia che a Peyrani Sud ha chiesto 30 milioni perché ritiene che l’incendio, il 2 marzo al quarto sporgente, di una gru della stessa Peyrani Sud abbia causato all’Ilva un danno produttivo di 20mila tonnellate di ghisa. Ventimila tonnellate che non si sono prodotte perché non sono stati scaricati i minerali con la gru - al servizio del siderurgico - completamente fuori uso. Peyrani Sud l’ha poi sostituita a proprie spese, 3 milioni, dopo metà marzo. 
Ora la trattativa tra gli avvocati dovrebbe superare proprio la strettoia rappresentata dalle richieste della Peyrani Sud e da quelle del committente. Peyrani Sud stava già vagliando l’ipotesi di lasciare la movimentazione delle materie prime alla luce del credito non ancora riscosso. Se l’uscita diverrà definitiva, bisognerà poi vedere come sarà ricollocato il personale. Peyrani Sud occupa a Taranto 65 addetti su 240 del gruppo tra Italia e Brasile.

L’altro lavoro in corso a Taranto riguarda le pale eoliche della Vestas. Ma è minore rispetto a quello per Acciaierie d’Italia anche se più continuo. Dal canto suo, l’ex Ilva ha dichiarato che la proroga del contratto a Peyrani Sud è soggetta ad una valutazione di cautela avendo l’azienda appaltatrice causato dei danni che la stessa Ilva reputa economicamente superiori al servizio di cui si chiede il pagamento. 


E restano in attesa i sindacati, che si sono rivolti al premier Mario Draghi e ai ministri chiedendo di riprendere il dossier Ilva. L’altra sera, nell’incontro avuto in Prefettura col vice ministro Mise Alessandra Todde (presenti il senatore Mario Turco e il prefetto di Taranto, Demetrio Martino), le sigle Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb hanno evidenziato “una situazione di assoluta criticità che riguarda il presente, legata alla cattiva gestione della fabbrica in termini di investimenti mirati alla manutenzione ordinaria e straordinaria, alla gestione della cassa integrazione e alla difficile fase in cui versano i lavoratori dell’appalto”. I sindacati hanno denunciato al vice ministro “un futuro sempre più incerto sulla prospettiva ambientale ed industriale del sito di Taranto che metterebbe a rischio la clausola di salvaguardia occupazionale per migliaia di lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria”. “Il 6 maggio, in occasione dello sciopero indetto da Fim, Fiom, Uilm e Usb, i lavoratori hanno manifestato con l’obiettivo di far tornare al centro del dibattito parlamentare e governativo la vicenda ex Ilva che continua ad essere un tabù per le istituzioni, le quali fuggono dalle proprie responsabilità e pensano di decidere in maniera isolata il destino di un territorio già fortemente provato da anni di mancati interventi risolutivi” hanno sottolineato i sindacati nel documento post incontro. La risposta di Todde è stata quella di un documento che invierà al ministro Giancarlo Giorgetti e al presidente Draghi che raccoglierà tutto quanto esposto dai sindacati. Turco, infine, ha detto che “si farà promotore di un iter parlamentare attraverso un question time e audizioni in cui verranno coinvolte le organizzazioni sindacali”.

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