Pasticcio Ctp a Taranto: nessuno può firmare, stipendi ancora fermi

Pasticcio Ctp a Taranto: nessuno può firmare, stipendi ancora fermi
di Alessio PIGNATELLI
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Mercoledì 30 Maggio 2018, 22:33 - Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 09:52
TARANTO - I dipendenti di Ctp dovranno attendere almeno fino all’8 giugno per avere risposte sui propri stipendi. Sicuramente, fino a quella data, non c’è nessuno che può sbloccare l’empasse creatasi dopo la revoca di Falcone e la successiva rinuncia di Marraffa ad amministratore unico. Un pasticcio che però potrebbe anche prorogarsi se non ci dovessero essere le condizioni per designare un nuovo rappresentante con il potere di firma durante la prossima assemblea. È il resoconto dell’incontro tenutosi ieri presso gli uffici amministrativi di Ctp e incentrato sulla mancata corresponsione degli stipendi al personale. Erano presenti il collegio sindacale, i dirigenti aziendali e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali Fit Cisl, Filt Cgil, Uiltrasporti e Faisa Cisal.
Il collegio sindacale - in mancanza di rappresentanza legale - non è operativo. Non ha dunque potere di firma e questo sta creando grosse problematiche.
Innanzitutto, gli stipendi non possono essere erogati determinando oggettive difficoltà a chi ha contratto mutui o prestiti. Con tutte le conseguenze immaginabili. Non solo: su richiesta delle organizzazioni sindacali che hanno manifestato difficoltà per il personale ad approvvigionarsi di carburante necessario per raggiungere i luoghi di lavoro, la direzione aziendale si è impegnata a trovare una soluzione. La stessa azienda ha almeno tranquillizzato sui rapporti con i fornitori. In primis per il gasolio e le assicurazioni dei mezzi che, al momento, non sono a rischio ma la criticità resta comunque alta. L’8 giugno, alle ore 9.30 presso la Provincia di Taranto, si terrà un’assemblea ordinaria con il seguente ordine del giorno: nomina del nuovo organo amministrativo e determinazione del compenso di spettanza del medesimo. In pratica, sarà nominato il nuovo amministratore unico - pro tempore, secondo l’ipotesi del presidente della Provincia Tamburrano - che dovrebbe sbloccare lo stallo burocratico della mancanza di un titolare di firma. Si risolverà tutto? Secondo il collegio sindacale sì, la situazione potrà essere finalmente risolta. Molte perplessità arrivano invece dai sindacati e il motivo è semplice. La visura camerale conferma che, con atto del 9 maggio, Giuseppe Marraffa è stato nominato amministratore unico di Ctp. Data presentazione della carica è l’11 maggio e sarebbe rimasto fino all’approvazione del bilancio, ossia il 31 dicembre 2019. Il 22 maggio, cioè tredici giorni dopo la sua nomina, Marraffa ha comunicato le proprie dimissioni da amministratore unico e, il giorno successivo, il collegio sindacale ha dato atto delle dimissioni. Marraffa si trovava nella condizione di inconferibilità in base all’articolo 7 comma 2 del decreto legislativo 39 dell’aprile 2013 poiché componente della giunta del Comune di Massafra nei due anni precedenti alla nomina di Ctp (il comune di Massafra è uno dei soci di Ctp ndc).
Secondo la norma, infatti, Province, Comuni con più di 15mila abitanti e Unioni con la stessa dimensione non possono attribuire incarichi di amministratore in società o organismi sottoposti al loro controllo a soggetti che siano stati nei due anni precedenti amministratori locali negli enti conferenti (senza limite dimensionale) o nell’anno prima amministratori locali in un comune o un’unione con più di 15mila abitanti. Lo stesso decreto, all’articolo 18 comma 2, specifica le eventuali sanzioni di questa condotta. Se dovesse esserci un provvedimento, la Legge impone che “i componenti degli organi che abbiano conferito incarichi dichiarati nulli non possono per tre mesi conferire gli incarichi di loro competenza”. Ecco perché i sindacati temono che una possibile sanzione al presidente Tamburrano provocherebbe uno stallo di tre mesi a partire da quella nomina sbagliata del 9 maggio. Quindi, il timore è che ci sia la possibilità di nominare un nuovo amministratore unico tra tre mesi anche se le rassicurazioni ci sono state anche nel summit di ieri: la situazione si sbloccherà l’8 giugno. Ma le organizzazioni sindacali restano dubbiose e, soprattutto, sul piede di guerra.
 
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