Pasticceria e sartoria per il reinserimento in società: ecco il progetto “Kintsugi”

Si chiama “Kintsugi” il programma del Cem che risana ferite e disagi della vita

Pasticceria e sartoria per il reinserimento in società: ecco il progetto “Kintsugi”
di DIno MICCOLI
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Domenica 30 Gennaio 2022, 20:58 - Ultimo aggiornamento: 21:15

Al rione Tamburi l’arte della pasticceria cura le ferite. Abili mani hanno imparato l’arte di creare bellezza tout court, dolcezze per i palati, fornendo cosi la risposta alle amarezze della vita. In sintesi tutto questo rappresenta qualcosa di ancora più straordinario: il progetto “Kintsugi” che è stato presentato e realizzato con l’Ufficio locale di esecuzione penale esterna di Taranto, Dipartimento di giustizia minorile e di comunità con i fondi destinati alle persone in esecuzione penale esterna e in sanzioni di comunità.

L'ispirazione: l'arte giapponese di sanare le ferite

La parola giapponese kintsugi esprime il significato dell’arte di sanare le ferite e soltanto la sensibilità e l’attenzione alle fragilità della società del Centro Educativo Murialdo potevano evidenziarne la mirabilia. Il presidente del Cem è Padre Nicola Preziuso, parroco di Gesù Divin Lavoratore, quest’ultima lo “specchio” delle ciminiere dell’Ilva. La storia del sacerdote e della sua comunità si interseca con quella dello stabilimento siderurgico tarantino, dagli anni ‘80 sino ai nostri giorni.

Una missione che incontra e “ascolta” la vita di tutti i giorni di un quartiere che ha cambiato pelle ma che ha continuato a ritrovarsi cucito addosso stereotipi e ferite.

Ferite collettive che vanno curate anche lenendo quelle personali. «Abbiamo preso spunto da Papa Francesco con il suo libro: “Buona vita”. Ci invita a non avere paura di sognare. Quello del sogno è una caratteristica del Centro Educativo Murialdo che io rappresento, un luogo dove dare orientamento e ascolto al lavoro, alla vita, ai sogni. Cerchiamo di dare la possibilità ai giovani e meno giovani che vengono magari da una vita disagiata e anche particolare a reinserirsi nella società grazie al lavoro. Non un lavoro qualsiasi ma che tenga conto della propria vocazione, delle proprie attitudini naturali. Per questo, nel sogno “Kintsugi”, abbiamo attivato degli spazi come quello di pasticceria con circa duecento di ore per chi, pur non avendo mai messo le mani in pasta, ci prova».

Risultati eccellenti

I risultati sono stati straordinari. Grazie alla maestria di pasticciere di Riccardo Vezzola, alle sue “lezioni” e alla sua passione trasferita sui corsisti, le produzioni hanno esalto il gusto e la bellezza. Il banco di prova è stato il periodo natalizio anche con i panettoni. E gli stessi risultati sono stati conseguiti negli altri spazi allestiti da “Kintsugi”.

«Oppure nello spazio di sartoria - racconta padre Nicola - o di designer, di arte terapia e di vetrofusione. E mi piace non trascurare anche l’attenzione che mettiamo nei momenti di educazione alla legalità». Le persone in età compresa tra i 26 anni e i 42 anni attualmente, una ventina tra uomini e donne, iniziano a non avvertire più il personale dolore della vita o almeno hanno un motivo in più per sperare.

«Il progetto che Cem ha realizzato e che continua a portare avanti nel 2022 - ha spiegato anche la responsabile Angela Gentile - ha il nome di Kintsugi, arte giapponese che consente di riparare pezzi di ceramica frantumati con una pasta d’oro in modo tale che l’oggetto, dapprima bello, diventa ancora più prezioso con questa forma di restauro. Per il mondo della fragilità abbiamo pensato che potesse rappresentare la possibilità di rendere le cicatrici della sofferenza. degli errori e della confusione sociale qualcosa di altro e di più bello. L’esperienza portata avanti con le persone che abbiamo incontrato e accompagnato e che ancora continuiamo a fare hanno evidenziato le relazioni, rendendo possibili degli slanci di speranza e anche possibilità di sognare un futuro diverso da quello vissuto fino ad oggi».

Volontari e professionisti all'opera

Il mondo Cem coinvolge oltre ad alcuni professionisti anche un buon numero di volontari. Nel campo del designer Donatella Cito ha seguito la crescita esponenziale dei fruitori, Vittoria Pernisco nel settore arte e terapia, Margherita Amoroso ha amorevolmente accompagnato la crescita nella sartoria.

Poi l’attestazione di un percorso, l’incontro con i tutor come Vito Scarcello, Rosaria Milano, Grazia Fonseca e gli altri volontari Alessia Manigrasso, Marilena Margiotta, Tommaso Pernisco, Ferruccio Carletti e Michela Uva, quali valore aggiunto al tentativo di “costruire bellezza”. Unico neo? La sede sociale è ora in via Tasso ma il Cem un tempo era in una vecchia casa cantoniera, poi a Cimino: la Provvidenza non li abbandona, forse nomadi di una speranza che confeziona sogni e porta frutti. Tanti frutti.

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