Poliziotti circondati e picchiati dagli spacciatori durante un blitz antidroga a Paolo VI

Lo scontro tra "Falchi" e pusher a Paolo VI durante l'operazione nella piazza dello spaccio

Poliziotti circondati e picchiati dagli spacciatori durante un blitz antidroga a Paolo VI
di Mario DILIBERTO
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Lunedì 27 Marzo 2023, 08:04 - Ultimo aggiornamento: 20:29

Poliziotti circondati e picchiati. Con un agente addirittura investito da un "pusher" durante la fuga in moto e il rischio di un conflitto a fuoco, scongiurato dai poliziotti con sangue freddo e con le pistole in pugno.

Questi i dettagli della vera e propria battaglia scoppiata lo scorso 6 marzo in via Pastore, nel rione Paolo VI a Taranto, nel corso dell'operazione condotta dai "Falchi" dell'antidroga della squadra Mobile e conclusa con l'arresto del tarantino Marcello Fagotti, detto Mario, 42enne volto noto alle forze dell'ordine. I particolari del blitz per sgominare la "piazza di spaccio" allestita nei giardini pubblici ad un passo dalla chiesa del quartiere sono descritti minuziosamente nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Francesco Maccagnano, dopo l'udienza di convalida nella quale il tarantino, difeso dagli avvocati Salvatore Maggio e Pasquale Blasi, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Il provvedimento

Nel provvedimento, il magistrato riporta tutti i dettagli del rapporto stilato dai "Falchi" della Polizia, riassumendo i momenti ad altissima tensione e i rischi vissuti nella serata conclusa dagli agenti con l'arresto del tarantino, pizzicato con addosso 22.000 euro in contanti e una pistola.

Il blitz alla periferia di Taranto è scattato quella sera dopo una serie di servizi di appostamento grazie ai quali gli agenti in borghese guidati dal capo della Mobile Cosimo Romano, fotografarono la frenetica attività di spaccio, in particolare nelle ore serali, tra le aiuole frequentate anche da famiglie con bambini.

Quella sera, quindi, dopo aver circondato lo slargo usato come mercato della droga all'aperto, gli agenti piombarono sui presunti spacciatori, sorprendendo sul posto una decina di persone. Al momento del blitz, però, scoppiò il finimondo. I "pusher" balzarono sulle moto e cercarono di darsi alla fuga, scatenando la prima parte dello scontro. Uno dei poliziotti in borghese bloccò un giovane ma in quel momento «veniva circondato da altri soggetti i quali - scrive il giudice nell'ordinanza - con il chiaro intento di sottrarre il fermato, lo colpivano con calci e pugni. L'agente cadeva rovinosamente per terra, ma nonostante i colpi, afferrava energicamente la tracolla dal sospettato il quale vedendosi braccato, veniva raggiunto da uno scooter che lo invitava a salire per la disperata fuga. Per fare ciò - aggiunge il giudice - si divincolava con alcune gomitate al fine di fuggire, gomitate che colpivano il poliziotto. Il sospettato riusciva a porsi dietro lo scooter e gridando invitava il conducente a partire. Il veicolo con velocità prendeva la marcia trascinando l'agente per alcuni metri, poiché aveva nelle mani strette la tracolla indossata dal fuggitivo».

Il racconto

Proprio l'azione coraggiosa del poliziotto sventò momentaneamente la corsa della moto. In quel momento altri due agenti in borghese, urlando "Polizia" e con le placche di ordinanza in bella vista, giunsero in suo soccorso per arrestare il fuggitivo «ma venivano anch'essi - spiega ancora il giudice - circondati dai complici del fermato. Il conducente del veicolo - continua il drammatico resoconto - vistosi bloccato da un poliziotto, accelerava improvvisamente puntando appositamente l'ispettore il quale veniva investito. La caparbietà dell'ispettore, però, permetteva di aggrapparsi al braccio destro del fuggitivo, tant'è che veniva letteralmente trascinato per terra per circa 10 metri, condizione per cui, perdeva la presa del soggetto, il quale riusciva a far perdere le proprie tracce».
E non è tutto, perché in quei momenti i complici di Fagotti avrebbero fatto un ultimo tentativo per strappare agli agenti l'uomo con la tracolla piena di soldi, presumibilmente il provento dello spaccio.

«Improvvisamente - scrive il magistrato - nel mentre il soggetto fermato gridava l'intervento dei solidali, giungevano due autovetture ad alta velocità, una Audi A3 di colore nero, con all'interno più persone, ed una Fiat Punto grigio scuro, con un solo occupante a bordo. Entrambe le auto, dalla velocità in cui sono giunte sul posto, ma soprattutto dal modo di accedere intenzionalmente nella piazza, per certi versi esclusivamente adibita ai pedoni, facevano presagire il peggio. Con estrema probabilità - scrive il magistrato - gli occupanti erano giunti per dar man forte al fermato al centro dei giardini. A quella "sfida" i poliziotti deducendo che gli stessi fossero armati, data la personalità criminale del fermato, estraevano in sicurezza la loro arma in dotazione come deterrente, che, appena veniva scorta dalle auto, spingeva gli occupanti delle stesse, con retromarcia fulminea (poiché giunte in vicolo cieco) a dileguarsi facendo perdere le proprie tracce. Così facendo - conclude il giudice - si riusciva egregiamente ad evitare che i solidali giungessero sul posto per "prelevare" forzatamente l'arrestato, ma soprattutto si riusciva a scongiurare un potenziale conflitto a fuoco con gli stessi, che avrebbe messo a repentaglio non solo l'incolumità degli agenti, ma anche quella degli intervenuti e quella dei tanti curiosi che stavano in quel momento assistendo alla "scena"».

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