Quasi paralizzato dopo un'operazione, Asl condannata a un maxi risarcimento

Quasi paralizzato dopo un'operazione, Asl condannata a un maxi risarcimento
di Nicola SAMMALI
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Sabato 5 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:07

Un intervento chirurgico purtroppo andato male gli è costato l’uso delle gambe. Era il 2009 quando fu operato di ernia discale al Santissima Annunziata di Taranto. Tredici anni dopo, finalmente, ha ottenuto giustizia, per sé e la famiglia. 

La vicenda

Questa è la triste vicenda di un uomo di Oria, che all’epoca dei fatti aveva solo 48 anni. Il Tribunale di Taranto ha condannato l’Asl a risarcire i danni patrimoniali e non patrimoniali patiti a causa dalle macrolesioni permanenti riportate, nonché i cosiddetti danni riflessi che hanno stravolto anche la vita della moglie e del figlio. Si tratterebbe di cifre importanti, sulla cui diffusione e quantificazione è stato posto un veto dai parenti dell’uomo. Sin dal 2003 la vittima dell’errore medico soffriva di lombosciatalgia dovuta a un’ernia discale espulsa che, a sua volta, aveva provocato una compressione dei nervi che attraversano la spina dorsale.  Per risolvere la patologia, il 19 novembre 2009 venne ricoverato al Santissima Annunziata di Taranto per sottoporsi a un intervento di “microdiscetomia L4-L5 sinistra”, ovvero all’asportazione dell’ernia discale. Il risveglio dall’anestesia, però, fu tragico. 
L’uomo, che prima dell’intervento provava solo un dolore alla gamba sinistra, avvertiva invece un forte dolore a entrambe, senza riuscire a muoverle. Successivamente, è stato accertato che questi sintomi derivavano dalla grave lesione al nervo sciatico popliteo, riportata sotto i ferri. E da lì inizia il calvario. Per fare chiarezza sull’accaduto la famiglia si era rivolta a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in casi di malasanità, che li ha assistiti nell’iter giudiziario. Il consulente medico legale, nominato dal Tribunale, nella sua relazione evidenziò che l’intervento praticato sul paziente fosse «del tutto differente e soprattutto assai più invasivo» rispetto a quello programmato con il suo consenso. Aggiungendo, poi, che non ci fosse alcun dubbio circa «lo strettissimo legame causale tra l’atto chirurgico (sproporzionato, per entità, rispetto all’indicazione primitiva) e le menomazioni presentate dal paziente nell’immediato post-operatorio e persistite nel tempo, sì da imporre il ricorso ad un lungo e complesso trattamento riabilitativo con esisto favorevole solo parziale». La tetraparesi agli arti inferiori ha portato a una situazione di sofferenza. 

L'uomo non riesce più a camminare senza ausili per la deambulazione

L’uomo necessita di ausili per la deambulazione, riuscendo in ogni caso a spostarsi solo per pochi metri e con molta difficoltà; è stato costretto ad abbandonare le sue più grandi passioni - la caccia e la pesca - che praticava frequentemente con gli amici; ha perso la voglia di socializzare e di uscire. È stata quindi intrapresa una causa civile per ottenere l’integrale risarcimento dei danni.

Solo a causa in corso la compagnia assicurativa ha formulato una proposta transattiva, ma giudicata irrisoria tenuto conto della gravità delle conseguenze dell’intervento sbagliato. L’offerta, per questo, è stata rifiutata. La sentenza del Tribunale di Taranto ha invece riconosciuto un risarcimento ben quattro volte superiore. 

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