Operazione antidroga, coinvolti anche due agenti della penitenziaria. C'è anche un maresciallo dei carabinieri

I due agenti considerati "Guardaspalle al capo clan". Duemila euro al maresciallo a titolo di corrispettivo per aver soppresso una informativa di reato

Operazione antidroga, coinvolti anche due agenti della penitenziaria. C'è anche un maresciallo dei carabinieri
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Martedì 4 Ottobre 2022, 12:30 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 01:04

Nell'operazione antidroga, scattata all'alba di oggi, ci sono anche due agenti di polizia penitenziaria in servizio al carcere di Taranto sono indicati dagli inquirenti come "guardaspalle armati" di Marcello Lucchese, 48enne pregiudicato di San Giorgio Jonico, ritenuto a capo del presunto gruppo criminoso smantellato oggi dai carabinieri del Ros. Nel registro degli indagati è finto anche un maresciallo dei carabinieri, in pensione da qualche anno: risponde di corruzione, falso materiale commesso da pubblico ufficiale e soppressione di atti pubblici. 

Chi sono

Uno dei due poliziotti, Vincenzo Fonseca, 49enne di Carosino, è tra i destinatari delle misure restrittive. L'altro è indagato a piede libero ma entrambi sono tra i 14 accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga. Secondo il gip Tosi «non hanno dimostrato alcuna remora a sfruttare indebitamente il ruolo e la funzione istituzionale per agevolare gli interessi del sodalizio», fornendo «supporto materiale al gruppo» e «mettendo a disposizione i primi automezzi» (Fonseca, in particolare, avrebbe consentito a Lucchese di utilizzare il suo scooter per trasportare e consegnare la droga). Inoltre, hanno «partecipato personalmente - sottolinea il gip nell'ordinanza - ai summit con gli altri sodali nel corso dei quali venivano pianificate le attività di spaccio di stupefacenti e/o le altre progettualità illecite (a titolo esemplificativo l'attentato dinamitardo in danno di uno stabilimento balneare ubicato nella Marina di Lizzano)».

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Ed ancora, per il gip i due agenti «hanno garantito l'indebito invio o ricezione di comunicazioni tra soggetti detenuti all'interno della casa circondariale e terzi al di fuori dell'istituto penitenziario» e «hanno allertato anticipatamente i sodali dell'eventuale esecuzione di provvedimenti di cattura da parte delle diverse forze di polizia nella provincia di Taranto».

Un terzo agente penitenziario, «già da tempo in amicizia con Lucchese Marcello» è indagato a piede libero per accesso abusivo a un sistema informatico aggravato dall'essere stato commesso da pubblico ufficiale con abuso di potere e violazione dei doveri inerenti alla funzione perché si sarebbe introdotto all'interno del sistema informatico della Banca Dati in uso all'Amministrazione penitenziaria per conoscere il «regime cui era sottoposto» il collaboratore di giustizia Giorgio Tocci (ex poliziotto) che aveva reso dichiarazioni anche contro Lucchese e per informare il presunto capoclan.

Il maresciallo dei carabinieri

Un maresciallo dei carabinieri, in pensione da qualche anno, è indagato per corruzione, falso materiale commesso da pubblico ufficiale e soppressione di atti pubblici nell'ambito dell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce sfociata oggi nell'esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 15 persone tra le province di Taranto e Brindisi. Il militare, secondo l'accusa, avrebbe ricevuto da Marcello Lucchese, 48enne di San Giorgio Jonico (Taranto), presunto capo di un sodalizio dedito al traffico di sostanze stupefacenti, l'importo complessivo di 2mila euro a titolo di corrispettivo per aver soppresso una informativa di reato, indirizzata alla procura della Repubblica e al Tribunale di Sorveglianza di Taranto, a firma di un collega carabiniere, contenente una denuncia a carico di Lucchese per violazione degli obblighi della Sorveglianza speciale.

Il collaboratore di giustizia Giorgio Tocci ha dichiarato che Lucchese «vantava un legame privilegiato e di reciproco interesse col maresciallo» e che quest'ultimo aveva rapporti illeciti anche con un cittadino albanese «noto trafficante internazionale di stupefacenti» che gli «versava mensilmente la somma di 2mila euro».

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