Operaio folgorato in gravi condizioni. Il poliziotto lo salva: "Spero che si riprenda presto"

L'intervento delle forze dell'ordine
L'intervento delle forze dell'ordine
di Mario DILIBERTO
5 Minuti di Lettura
Lunedì 28 Giugno 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:40

E' stato folgorato una violentissima scarica elettrica, sprigionata dal cavo ad alta tensione sul quale stava lavorando. Quella potentissima scarica di corrente lo ha trasformato in una torcia umana. Ha 31 anni l’operaio vittima del gravissimo incidente sul lavoro, avvenuto la notte tra sabato e domenica in via Garibaldi, in città vecchia. 
Il giovane è ricoverato al “Santissima Annunziata” di Taranto con il 90% del corpo ustionato. Si trova nel reparto di Rianimazione ed è in prognosi riservata.

Le sue condizioni vengono costantemente monitorate e nelle ore successive al terribile incidente ha già dato segnali di ripresa. Indicazioni che fanno filtrare un cauto ottimismo dal fronte dei medici.  Se è ancora vivo, anche se in gravi condizioni in ospedale,  è anche grazie a un collega di lavoro che ha spento le fiamme e poi a un agente della Polizia di Taranto che gli ha praticato il massaggio cardiaco sino all’arrivo dei sanitari del 118. Il giovane, originario di Velletri, era al lavoro con i suoi colleghi, dipendenti di una impresa che stava eseguendo l’intervento. Qualcosa, però, è andato davvero per il verso sbagliato e l’operaio mentre era al lavoro nello scavo aperto in via Garibaldi, è stato folgorato e si è accasciato sul terreno. Ad avvolgerlo le fiamme provocate dalla folgorazione. Uno dei suoi compagni è stato rapidissimo. Ha subito spento le fiamme, che hanno persino liquefatto una parte dell’attrezzatura del lavoratore. Gli altri hanno subito chiesto i soccorsi. Alla richiesta di aiuto, per prima ha risposto una Volante della Polizia, che era a pochissima distanza. 
 

Le parole del poliziotto

«Voglio solo che questo ragazzo si riprenda. Voglio che lasci il prima possibile quel letto d’ospedale e torni alla sua vita di tutti i giorni. E poi vorrei incontrarlo», le parole di Mauro Gigante, il poliziotto che l’altra notte ha praticamente strappato alla morte il giovane operaio folgorato mentre era al lavoro nel cantiere aperto per il ripristino di un cavo dell’alta tensione in città vecchia. Gigante, l’altra notte, era di pattuglia con il suo compagno, l’agente scelto Cataldo Cartellino, a bordo di una Volante della Questura di Taranto. 
Mauro, 44 anni, 24 dei quali vissuti con addosso la divisa della Polizia, è nato a Galatina, ed oggi è assistente capo coordinatore. A Taranto è in servizio da sette anni. E della città che lo ha adottato dice solo che «è fantastica». 
Il suo compagno, invece, è tarantino doc. Sono stati loro i primi a rispondere alla richiesta di soccorso. Sul luogo del grave incidente sul lavoro sono giunti in un minuto, o poco più. Mauro ha compreso subito che non c’era tempo da perdere. Ha visto quel ragazzo riverso sul terreno ed è passato all’azione.
 Ha pensato subito di ricorrere al massaggio cardiaco?
«Guardi, il ragazzo era privo di sensi. Non dava segni di vita e non rispondeva ad alcun tipo di sollecitazione. Così ho applicato quanto ho imparato nei corsi di pronto intervento che ho seguito in Questura».
Per quanto tempo è andata avanti la manovra?
«Per una decina di minuti, credo. Ho continuato senza interruzioni come mi è stato spiegato durante l’addestramento. Ho praticato la manovra sino a quando non ho visto arrivare i sanitari del 118. A quel punto ho fatto spazio a loro».
 Il 118 ha continuato a praticare il massaggio cardiaco?
«Sì, hanno continuato per lungo tempo sino a quanto il ragazzo non è stato stabilizzato e le sue condizioni non sono state tali da consentire il suo trasferimento in ospedale».
 Ha visto che la vittima dava risposte alla manovra salvavita? 
«Già dai primi momenti in cui ero io a praticare il massaggio cardiaco ho notato che il ragazzo fortunatamente rispondeva. Ha ripreso a respirare ma io ho continuato a praticare il massaggio cardiaco».
Cosa prova all’idea di aver salvato la vita a questo ragazzo di 31 anni? 
«Faccio fatica a descriverlo. Posso solo dire che ora sto vivendo una grande emozione. Penso a lui in ospedale e voglio che si riprenda. Desidero che ritorni alla sua vita. Ho contattato più volte in queste ore i medici che lo stanno seguendo per avere sue notizie. Sta reagendo e le indicazioni sono positive. Continuerò a informarmi sulle sue condizioni sino a quando non saprò che è uscito dall’ospedale. Mi piacerebbe conoscerlo. Incontrarci, per stringerci la mano e parlare dell’accaduto. Mi piacerebbe raccontargli con quanta forza ho cercato di salvarlo».
In quei momenti cosa ha provato invece?
«Ho capito che la situazione era difficile, ma mi sono fatto forza e ho messo da parte l’emozione del momento.

Ho pensato a seguire solo le procedure che ho imparato durante l’addestramento e i corsi in questura. L’ho fatto con lucidità e professionalità perché da questo dipende il buon esito di una manovra salvavita. Poi, però, quei momenti mi sono passati lentamente davanti agli occhi. Come in un film. Scene che ho rivissuto come se osservassi delle diapositive. Rivivo quelle fasi concitate, rivedo quel ragazzo con le ustioni sul corpo e il suo sguardo. Una fortissima emozione. Davvero».

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA