Ritardi per il nuovo ospedale San Cataldo: manca l’ok ai 105 milioni per i macchinari. Pressing sul ministero

L'ospedale in costruzione
L'ospedale in costruzione
di Domenico PALMIOTTI
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Martedì 17 Gennaio 2023, 05:57 - Ultimo aggiornamento: 07:11

Pressing sul ministero della Salute per cercare di sbloccare l’erogazione dei 105 milioni di euro che servono ad acquistare le attrezzature e gli allestimenti del nuovo ospedale San Cataldo di Taranto

La commissione


Dopo una lunga serie di audizioni sul caso, la commissione Bilancio della Regione, presieduta da Fabiano Amati, di Azione, gioca una nuova carta. Provare a vedere con Roma, ministero, e non più solo con Bari, uffici della Regione, se la questione fa un passo avanti e supera lo stallo in cui si trova. Anche perchè dall’acquisto degli impianti e dalla conoscenza delle loro caratteristiche tecniche, dipende anche l’ultimo miglio dei lavori relativi alla parte edile del nuovo ospedale. Sarà riconvocato dalla commissione in audizione l’assessore al Bilancio, Raffaele Piemontese, ieri assente, ma la decisione assunta - fa sapere la stessa commissione - è quella “di predisporre una richiesta congiunta delle commissioni Bilancio e Sanità per un incontro con il Nucleo di valutazione ministeriale per velocizzare l’iter di approvazione”. 

La richiesta del Pd


Ad avanzare l’iniziativa di un confronto con la struttura ministeriale è Vincenzo Di Gregorio, consigliere regionale Pd e vice presidente della commissione Sanità. Serve fare chiarezza «in ordine allo stato della procedura di erogazione dei 105 milioni di euro (ex articolo 20 delibera Cipe), destinati all’acquisto di arredi e attrezzature dell’ospedale San Cataldo di Taranto» sostiene Di Gregorio, che ringrazia Amati, ed evidenzia «la necessità di fare squadra sulla vicenda San Cataldo superando le divisioni tra maggioranza e opposizione». «Deve essere impegno comune - sostiene Di Gregorio - quello di evitare che il cantiere del San Cataldo si blocchi. L’Asl di Taranto ha già bandito gare per 42 milioni di euro e ora, in assenza della necessaria disponibilità di cassa, i bandi giunti a conclusione rischiano di non potere essere aggiudicati con conseguente sospensione dei lavori». «Un’altra possibilità che valuteremo - annuncia il consigliere Dem - è quella che la Regione Puglia possa anticipare le somme necessarie in attesa del finanziamento ministeriale. Quest’ipotesi sarà esaminata in una delle prossime sedute della prima commissione alla presenza dell’assessore Piemontese». 

La richiesta di Forza Italia


«Nessuna (buona) nuova in commissione Bilancio - commenta Massimiliano Di Cuia, consigliere regionale tarantino di Forza Italia -. Nulla di nuovo per Taranto che continua ad aspettare». I «105 milioni di euro per l’acquisto delle attrezzature e degli arredi mancano ancora all’appello ed è quindi impossibile che si possa inaugurare la struttura il 31 luglio 2023. Ormai è chiaro ed è per la centralità della questione finanziaria che ho richiesto la presenza dell’assessore Piemontese in una commissione che sarà convocata a breve», afferma Di Cuia.
È da prima dell’estate che nella commissione guidata da Amati non si fa altro che discutere e ridiscutere del San Cataldo insieme agli altri ospedali pugliesi in costruzione.

Prima si è parlato del completamento dell’infrastruttura edile, nell’ultimo anno più volte slittato (tra le prime cause, il Covid, con i suoi riflessi sul personale di cantiere, e l’irreperibilità dei materiali), poi dei soldi che mancavano, e mancano ancora, per le attrezzature. E quando sembrava aver trovato la quadra, con le gare lanciate da Asl Taranto, ecco che emerge il nodo, tutt’altro secondario, dell’ok ministeriale che serve per i 105 milioni di euro (ex articolo 20 della delibera Cipe). 

I ritardi e il pressing


Lo scorso 9 gennaio lo stesso presidente Amati aveva denunciato che «sta saltando il fine lavori per la costruzione del nuovo ospedale di Taranto, previsto per il 31 luglio 2023, a causa dell’indisponibilità di fondi per arredi e attrezzature. Paghiamo sottovalutazioni e ritardi della Regione da mancata conoscenza delle regole e dei procedimenti sulle fonti di finanziamento, che hanno causato questo terribile disallineamento tra i tempi per la costruzione dell’ospedale e quelli per gli arredi e le attrezzature», ha detto in quella sede Amati. Per il quale «l’unica possibilità per ridurre il ritardo» consiste «nella pronta approvazione del ministero della Salute dell’accordo sui fondi dell’articolo 20. Non è più possibile nemmeno preventivare la data di ultimazione dei lavori, considerato che almeno il 15 per cento delle opere murarie e impiantistiche da realizzare interferisce con le caratteristiche tecniche delle attrezzature in via d’acquisizione». 
E nei giorni scorsi, in un’intervista a Quotidiano, annunciando che lasciava l’incarico, dato dalla Regione, di commissario per l’istituenda Azienda ospedaliera San Cataldo dopo aver consegnato alla stessa Regione il piano di fattibilità tecnica ed economica da inviare ai ministeri della Salute e dell’Economia, Michele Pelillo, ex deputato Pd, dichiarava di aver rivolto un appello al presidente Michele Emiliano proprio sui lavori del San Cataldo. Ma lanciava anche una frecciata polemica. «Faccia un altro sforzo per Taranto e per la sua gente, se ne occupi personalmente, perché ora sarebbe un delitto non riuscire a realizzare pienamente quello che dodici anni fa sembrava solo un sogno», ha scritto Pelillo rivolgendosi ad Emiliano. E a Quotidiano Pelillo ha così spiegato: «In questi mesi di rapporti con la Regione, ho trovato ascolto ed attenzione nel presidente, nell’assessore alla Sanità, ma non posso dire altrettanto per quanto riguarda gli uffici e la burocrazia regionale. Non sono stati all’altezza. Penso sia mancata la necessaria competenza. Non ho visto collaborazione e adeguata attenzione. Sono rimasto deluso per questo. Ma le pare possibile che il direttore del Dipartimento della Salute, Montanaro, non sia venuto una volta a vedere il cantiere del San Cataldo, il più grande ospedale in costruzione in Puglia?». «L’Asl ha bandito tutte le gare - ha rilevato Pelillo -. Il punto è che i 105 milioni necessari ancora non ci sono. Arriveranno certo, ma intanto? Se non ci sono i soldi, l’Asl sarà costretta a rinunciare alle gare».  

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