Ex Ilva, l'ipotesi: in arrivo un nuovo decreto

Il siderurgico di Taranto
Il siderurgico di Taranto
di Domenico PALMIOTTI
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Sabato 17 Dicembre 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 19:52

Ancora una fumata nera, ieri, per l’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia, l'ex Ilva di Taranto. Era già nell’aria e non ha costituito novità il fatto che il socio privato Mittal, che è maggioranza, e quello pubblico Invitalia, che è minoranza, abbiano fissato come nuova data il 20 dicembre. Un aggiornamento ulteriore dopo i diversi che ci sono già stati. Dal 25 novembre al 2 dicembre, dal 2 al 9, eppoi dal 9 a ieri. 

Il caso all'esame del Governo

L’elemento nuovo è che ieri il dossier Ilva non è approdato al Consiglio dei ministri, ma i ministri interessati hanno comunque fatto un punto di situazione. Discutendo, a quanto si apprende, di come finalizzare un’iniziativa dell’esecutivo su Acciaierie d’Italia. Quello che si va delineando è che a breve, forse già nella prossima settimana, ci potrebbe essere un intervento del Governo sotto forma di decreto. Un provvedimento che dia l’ok ad Invitalia, società controllata dal ministero dell’Economia, ad agire per la ricapitalizzazione dell’ex Ilva. D’altra parte le risorse ci sono: il miliardo di euro postato con questa finalità nel decreto Aiuti Bis. E il Governo, col ministro delle Imprese, Adolfo Urso, è disposto ad anticipare, rispetto alla scadenza di maggio 2024, la salita al 60 per cento nel capitale di Acciaierie d’Italia.

Le criticità

Il punto critico è che sinora Mittal non ha manifestato apertura circa l’invito di Urso a non sottrarsi e ad intervenire per la propria parte sulla ricapitalizzazione. Che con l’intervento governativo potrebbe essere non di un miliardo, limite massimo indicato nel dl Aiuti Bis, ma di 700 milioni. Cioè di poco superiore a quanto indicato nell’intesa di dicembre 2020, quella che ha fatto nascere Acciaierie d’Italia, la quale prevedeva che per il 60 per cento Invitalia avrebbe corrisposto 680 milioni e Mittal 70 milioni per avere il 40. 
L’azione del Governo è in fase di studio. E probabilmente l’ulteriore rinvio dell’assemblea è stato fatto proprio per attendere l’esecutivo. Che l’altro ieri, col ministro Urso in Senato, ha nuovamente richiamato la drammaticità della situazione del gruppo dell’acciaio.

Le parole del ministro

«Con questi numeri non si può andare avanti, il destino sarebbe segnato” ha detto Urso, riferendosi alla produzione molto bassa (3 milioni di tonnellate a fine anno anzichè i 6 previsti) e all’enorme peso di debiti accumulato dall’azienda (600 milioni solo per il gas tra Eni e Snam, che sta assistendo l’ex Ilva col servizio di default). E ancora, ha affermato Urso «lo Stato non può essere un bancomat, non può dare risorse senza un piano industriale chiaro che segni da subito un percorso di rilancio, arresti il declino e consenta al Paese di avere una grande acciaieria particolarmente green».

Il semaforo verde al Jtf

Intanto, in attesa che il nodo ex Ilva sia sciolto, ieri la Commissione europea ha dato il via libera al programma per la transizione giusta (Just transition fund) per l’Italia per il periodo 2021-2027. La dotazione finanziaria complessiva del programma è di 1,2 miliardi, di cui un miliardo di risorse europee. I fondi sono destinati a interventi per favorire la transizione ecologica e ammortizzarne l’impatto sull’occupazione nell’area di Taranto e dell’ex Ilva, nonchè in quella del Sulcis Iglesiente in Sardegna.

Il caso ferie e cassa integrazione

Infine, sulla vicenda delle ferie e dei permessi della legge 104 che Acciaierie d’Italia nei mesi scorsi ha trasformato in cassa integrazione, la Fiom Cgil, a proposito del coinvolgimento di Guardia di Finanza e Procura (che stanno indagando) fatto da Uilm e Usb, sostiene che “le strategie sindacali utilizzate per il raggiungimento della tutela dei diritti dei lavoratori, possono essere diverse anche se devono poi unificarsi per vincere battaglie comuni”. “La Fiom - si spiega - ha intrapreso un percorso di denuncia presso l’Ispettorato territoriale del lavoro con l’obiettivo di chiedere chiarezza e soprattutto il rispetto delle normative e leggi in merito ad una gestione scellerata condotta da ArcelorMittal sull’utilizzo della cassa integrazione”. “In questi mesi e giorni - dichiara la Fiom - ci sono state continue interlocuzioni con gli enti ispettivi, ma crediamo che le indagini debbano svolgersi nel rispetto del lavoro degli ispettori e nel massimo della riservatezza affinché si possa arrivare in breve tempo a risposte certe”. “Abbiamo pensato di procedere con una denuncia collettiva e non individuale - conclude la Fiom Cgil - in modo da risolvere il problema di una situazione divenuta ormai insostenibile per tutti i lavoratori di Acciaierie d’Italia”.