Inchiesta sui rifiuti, negano in due, il terzo non parla dal gip

Il tribunale di Taranto
Il tribunale di Taranto
di Lino CAMPICELLI
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Mercoledì 20 Marzo 2019, 09:26 - Ultimo aggiornamento: 09:39

In due hanno respinto gli addebiti, mentre il terzo ha preferito attendere tempi migliori. È il risvolto sintetico degli interrogatori diretti ieri dal gip Vilma Gilli, al cui cospetto sono comparsi Federico Cangialosi e Cosimo Natuzzi, accusati di concorso in turbata libertà d'incanto per aver alterato l'aggiudicazione dell'appalto sulla gestione dei rifiuti di Sava, in qualità rispettivamente di presidente e componente della commissione di gara, e Rosalba Lonoce, indagata per concorso in corruzione per i fatti di Grottaglie, legati all'ampliamento della discarica grottagliese Torre Caprarica. Caso, questo, che ha prodotto gli arresti dell'ex presidente della Provincia Martino Tamburrano, del dirigente dell'Ente Lorenzo Natile, e degli imprenditori Pasquale Lonoce e Roberto Venuti.
Rosalba Lonoce ha spiegato al gip, sostanzialmente, di aver assolto ad una funzione specifica, rappresentando di non aver mai avuto la percezione di presunte irregolarità che avrebbero caratterizzato i rapporti fra il padre Pasquale, imprenditore legato all'ex presidente della Provincia Martino Tamburrano, accusato di aver pilotato una serie di appalti, e tutti gli altri coinvolti nell'inchiesta T.Rex.
La donna ha detto al giudice per le indagini preliminari, in pratica, di aver svolto il suo compito di contabile all'interno dell'azienda familiare e di non aver mai saputo, nè di aver mai percepito, che fossero state attivate procedure illecite.
Per la cronaca, Rosalba Lonoce ha pure smentito che vi sia stata una movimentazione contabile di tutto quel denaro che il padre avrebbe investito per la campagna elettorale della moglie di Tamburrano, così come emergerebbe dalle intercettazioni operate dalla guardia di finanza.
In ogni caso, sembra di capire dalla linea difensiva della donna, che Pasquale Lonoce abbia manovrato i suoi interessi, preoccupandosi soprattutto di non coinvolgere i propri familiari.
D'altra parte, ciò lo ha rilevato anche il gip allorchè nei giorni scorsi, al momento di firmare l'ordinanza aveva affrancato da qualsiasi misura altri due parenti di Lonoce, aveva scritto che «su ciascuno dei predetti indagati, tuttavia, non vi è prova di una costante attività in seno alle società di riferimento, come pure di autonome capacità organizzative e gestionale, ovvero di specifiche attività in esecuzione alle direttive del Lonoce Pasquale».
Nel caso specifico, infatti, il giudice si era posto il problema della partecipazione o meno negli illeciti di soggetti legati da vincoli di parentela all'effettivo gestore delle aziende imprenditoriali. Quesito, questo, che emerge spesso allorchè le aziende sono amministrate di fatto da soggetti diversi dagli intestatari.
Così, nel corso dell'interrogatorio di garanzia la donna ha spiegato di non essersi mai occupata neanche delle assunzioni incriminate dalla magistratura. Assunzioni, secondo la prospettazione del procuratore aggiunto Maurizio Carbone e del pm Enrico Bruschi, che avrebbero costituito un ulteriore terminale dell'inquinato rapporto fra la politica e l'imprenditoria.
Quanto a Cangialosi, assistito dall'avvocato Claudio Petrone, l'indagato si è appunto avvalso della facoltà di non rispondere. Ciò in linea con la strategia difensiva di buona parte del collegio difensivo, secondo cui in assenza della conoscenza totale degli atti la migliore difesa resta il silenzio.
Ha parlato, con l'obiettivo di fornire indicazioni sul proprio ruolo, invece, l'ingegner Cosimo Natuzzi, difeso dall'avvocato Egidio Albanese. L'indagato ha spiegato di non aver mai avuto contezza che l'operato della commissione, delegata ad occuparsi del servizio integrato di igiene urbana e ambientale di Sava, potesse essere stata pilotata.
Per Natuzzi, che ha negato con veemenza di «essersi messo a disposizione» (come emerso da una intercettazione in cui Tamburrano avrebbe rassicurato Lonoce sull'esito dell'appalto savese), la condotta della commissione sarebbe stata del tutto trasparente.
Natuzzi, che ha confermato di conoscere Tamburrano e di aver avuto con lui un dialogo del tutto neutro, ha pure spiegato che nel corso di un incontro con Cangialosi (successivo ai contatti fitti intercorsi fra lo stesso Cangialosi e Tamburrano), ebbe modo di parlare dell'Amiu e non dell'appalto di Sava.
Infine, Natuzzi ha rafforzato la propria tesi evidenziando nel suo interrogatorio che «se avessi ricevuto pressioni le avrei respinte e le avrei denunciate, come già successo in passato».

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