Nave Cavour e forniture false: condannato un ufficiale della Marina militare

Inflitti 4 anni e mezzo per corruzione ad un capitano

Nave Cavour e forniture false: condannato un ufficiale della Marina militare
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Venerdì 23 Dicembre 2022, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 21:37

Quattro anni e mezzo di reclusione per l'accusa di concorso in corruzione. La prescrizione, invece, spazza via le contestazioni di concorso in truffa e falso. Questo il verdetto con il quale, ieri mattina, il Tribunale, presieduto dal giudice Elvia Di Roma, ha condannato il capitano di fregata Alessandro Dore, responsabile dei servizi amministrativi dell'unità militare all'epoca dei fatti, per un carico di carne destinato alla cambusa di nave Cavour. Quella fornitura di circa 9000 chili di carne, infatti, secondo gli investigatori della Guardia di Finanza non arrivò mai a bordo della grande unità militare.

Ma la Marina pagò comunque l'impresa a cui venne commissionato l'ordine per rifornire la cambusa.

Dietro ci sarebbe stato un accordo proprio per mettere le mani sul denaro sborsato dalla Marina per la fornitura bluff. Una lettura della vicenda che ha retto in Tribunale e che il procuratore aggiunto Maurizio Carbone, aveva spiegato nel corso della sua requisitoria, al termine della quale aveva chiesto sette anni per l'ufficiale. La differenza tra richiesta e pena decretata va ricercata nella decisione del collegio giudicante di ritenere prescritte le imputazioni diverse da quella di concorso in corruzione.

La sentenza

Il processo giunto a sentenza ieri ha preso origine da un controllo condotto dagli uomini della Guardia di Finanza nel quadro della maxi inchiesta con la quale proprio il pm Carbone ha inquadrato la gestione degli appalti della Marina. Quello che ha riguardato la grande nave Cavour, infatti, è uno degli episodi più singolari delle indagini che hanno coinvolto diversi ufficiali della Marina. Nel mirino quella maxi fornitura destinata alla cambusa, come extra, per non trovarsi a corto di viveri in caso di eventuali banchetti di rappresentanza, che venne commissionata nel 2014 alla vigilia della partenza del Cavour dalla base navale di Taranto per una lunga crociera. Per quella carne il cassiere della Marina sborsò circa 35.000 euro. Quei soldi, secondo la ricostruzione della pubblica accusa, sarebbero il fulcro di un patto stretto tra Dore e l'imprenditore tarantino Vito Antonio Bruno.

Per spiegare i termini di quel presunto accordo, il rappresentante della pubblica accusa, durante il suo intervento, aveva fatto riferimento proprio alle ammissioni dell'imprenditore. L'uomo, che ha già patteggiato la pena, nel corso della sua testimonianza aveva parlato di una fornitura studiata a tavolino. Aveva confermato che la carne non fu mai consegnata, spiegando che al momento della liquidazione della fattura per circa 35mila euro consegnò 15mila euro in due tranche al capitano di fregata condannato ieri dal Tribunale. In più il pm aveva spiegato ai giudici come le contestazioni fossero documentalmente provate. Una tesi che ha portato alla condanna di Dore e alla decisione del Tribunale di confiscare beni per un valore di oltre 34.000 euro, ovvero la somma che venne pagata per la fornitura incriminata. Oltre alla condanna, lo stesso collegio ha assolto, perché il fatto non sussiste, il capitano Nicola Gagliardi, anche lui a giudizio per una fornitura, di importo decisamente ridotto, ma di materiale per la pulizia a bordo della Cavour. Anche in questo caso il pm riteneva che la fornitura non fosse avvenuta. La difesa del capitano Gagliardi, che prese il posto di Dore a bordo, è riuscita a dimostrare che la contestazione non era fondata, e per l'ufficiale ieri mattina è arrivata l'assoluzione piena a dispetto della richiesta di condanna, a due anni e mezzo, formulata dal pm.

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