Motion annuncia il disimpegno: stop all'investimento jonico sull'ex Albini

Un'assemblea dei lavoratori
Un'assemblea dei lavoratori
di Domenico PALMIOTTI
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Venerdì 2 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:04

 Se non in discesa, sembrava quantomeno in piano il percorso che avrebbe dovuto portare alla riconversione industriale dello stabilimento di Albini a Mottola, in provincia di Taranto.

La battuta d'arresto

Da sito che produceva tessuto per camiceria di alta gamma a costruzione di componenti elettrici e meccanici per regolare il posizionamento di poltrone e divani. Questo, almeno, era il nuovo progetto annunciato dal gruppo Motion Italia. Invece niente. Battuta d’arresto, stop improvviso e inaspettato. Motion Italia si ritira da Mottola, fa marcia indietro e lascia lo stabilimento Albini e i suoi lavoratori (114, attualmente in cassa integrazione sino a fine anno) in mezzo al guado. Tutto é maturato nelle ultime ore. E così si è passati dalla ventata di ottimismo dell’11 agosto, data dell’ultimo incontro alla task force lavoro e occupazione della Regione Puglia, all’incognita. Motion aveva annunciato che avrebbe investito a Mottola circa 30 milioni accedendo anche ai contratti di sviluppo, misura rifinanziata dal Mise per circa 3 miliardi. 

I sindacati


“Nella serata di mercoledì - spiega a Quotidiano Francesco Bardinella della Filctem Cgil - abbiamo ricevuto una telefonata dell’imprenditore Albini che ci ha comunicato di aver ricevuto una lettera da Motion Italia con cui quest’ultima annuncia il suo disimpegno rispetto all’operazione Mottola. Motion ha inviato la lettera ad Albini e alla Regione Puglia. Alle organizzazioni sindacali no. Tuttavia, dell’esistenza della lettera e del suo contenuto, abbiamo avuto conferma dal presidente della task force regionale, Leo Caroli, che abbiamo subito allertato”. “Motion Italia - prosegue Bardinella - ha motivato il passo indietro con le difficoltà del mercato, le incertezze generali dovute anche al protrarsi della guerra e il caro energia. Quindi un problema di contesto e di costi”. “Ma questo scenario - osserva Bardinella - c’era anche l’11 agosto, quando abbiamo fatto l’incontro con la Regione, e l’azienda, in quella sede, ha confermato l’investimento a Mottola dandoci un ulteriore appuntamento per il 5 settembre”. “Adesso - aggiunge Bardinella - chiederemo una nuova riunione a tutte le parti in causa per verificare cosa è successo. Bisogna tornare subito al tavolo in Regione”. 
“Una doccia fredda, una cosa inaspettata” commenta a Quotidiano il coordinatore della Uil Taranto, Piero Pallini. “Tanto più che meno di un mese fa, nel confronto in Regione - sostiene Pallini -, non solo Motion aveva confermato l’investimento industriale nei numeri, negli occupati e nelle produzioni, ma aveva anche fatto capire di essersi trovata a suo agio venendo in quest’area. Cosa sia effettivamente successo in così poco tempo, é da capire bene e da accertare. Questo deve necessariamente farlo la Regione”. “Non vorremmo - conclude l’esponente Uil - che fosse in atto da parte della Motion Italia un tentativo per spuntare migliori condizioni: dal prezzo dello stabilimento da acquisire agli incentivi per portare avanti il progetto”.
“La Femca Cisl - dichiara il segretario Marcello De Marco - ha chiesto la riapertura urgente del tavolo regionale Sepac”, la task force lavoro della Regione Puglia, visto che “per il prossimo 5 settembre azienda e sindacati si erano dati appuntamento per la definizione di un accordo di programma”.

Per la Femca Cisl, “il primo obiettivo è prorogare il periodo di cassa integrazione per almeno per un altro anno e di spostare la vertenza al Mise, chiedendo l’intervento diretto e deciso del Ministero anche per capire quali potrebbero essere le vere ragioni del possibile dietrofront e se c’è ancora margine per riaprire la trattativa per la reindustrializzazione”. La Femca Cisl dichiara che Motion Italia ha, al momento, “due plant produttivi nel nord Vietnam e nel sud della Cina con 650 unità dipendenti totali”. “Con 34 milioni pianificati e la contestuale ricerca di partner industriali”, l’investimento della Motion nel Tarantino, rileva la Cisl, “sarebbe stato il suo primo plant europeo per la realizzazione di meccanismi ed attuatori elettronici per la movimentazione delle sedute di poltrone e di divani al servizio di produttori europei del settore”. E Motion, rileva la Cisl, collabora già “con i più importanti”. “Non conoscendo le ultime determinazioni dell’azienda - sostiene De Marco - e meno che mai le ragioni di un possibile dietrofront, che non siano l’attuale situazione di incertezza dei mercati europei ed internazionali per la crisi energetica e la speculazione sui costi delle materie prime, considerata l’evidente sua decisione di investire anche in Italia, auspichiamo che il territorio ionico si manifesti più attrattivo di altri con pari sofferenza sociale ed occupazionale”.

La marcia indietro


Ad annunciare mesi addietro che c’era un’azienda, la Motion appunto, interessata a subentrare ad Albini - che da mesi ha fermato l’attività a Mottola e messo in liquidazione la società “Tessitura di Mottola” -, è stato il senatore Mario Turco, vice presidente M5S, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel Governo Conte II. Di Turco sono state anche le prime iniziative, compresa quella di portare a Mottola, per un incontro ai primi di giugno con i lavoratori Albini, il vice ministro Mise Alessandra Todde, anche lei del M5S. Lo stesso Turco, al pari dei sindacalisti, aveva poi espresso fiducia nei negoziati tra Albini e Motion all’indomani dell’incontro dell’11 agosto dove la stessa Motion aveva precisato i tempi di sviluppo del progetto una volta acquisito da Albini lo stabilimento di Mottola. E cioè 4-5 mesi per il revamping e circa un anno per realizzare nuovo capannone da 5.000 metri per la fase di ampliamento dell’attività, mentre il riassorbimento totale dei lavoratori sarebbe avvenuto in circa 13 mesi. Ma tutto questo ora è sovrastato da un grosso punto interrogativo.   

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