Baby gang sequestra in casa un anziano e lo picchia a morte

Baby gang sequestra in casa un anziano e lo picchia a morte
di Nazareno DINOI
3 Minuti di Lettura
Venerdì 26 Aprile 2019, 15:43 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 11:23

Ci sono quattordici indagati, dodici dei quali ancora minorenni, per la morte avvenuta l’altro ieri, dopo 18 giorni di agonia nella rianimazione del Giannuzzi a Manduria dove era ricoverato, di Antonio Stano, il pensionato manduriano di 66 anni preso di mira dal «branco». I reati contestati sono pesantissimi. Gli indagati devono rispondere a vario titolo di danneggiamento, minacce, violazione di domicilio, aggressione, lesioni personali e omicidio preterintenzionale in concorso e con l’aggravante della crudeltà. Sono accusati di averlo aggredito, rapinato e bullizzato e di aver costretto il pensionato a rinchiudersi in casa e a non alimentarsi per giorni. In alcuni casi le aggressioni sarebbero state filmate e i video fatti girare nelle chat.
Ripetutamente, secondo gli inquirenti, avrebbero abusato dello stato di isolamento e di disagio psichico in cui viveva l’uomo, un ex dipendente dell’arsenale militare in servizio a Taranto sino all’età del pensionamento. A trovarlo in condizioni pietose lo scorso 6 aprile, seduto su una sedia dalla quale non si muoveva da giorni, sono stati gli agenti del commissariato di polizia di Manduria che si erano appostati per incastrare gli aggressori a cui da giorni davano la caccia. Stano che non si era mai sposato e viveva da solo in casa, ha solo un’anziana sorella che vive a Manduria ed un nipote che lavora al Nord e si prendeva cura di lui. A portare all’attenzione delle forze dell’ordine lo stato di profondo disagio vissuto dal pensionato, erano stati alcuni suoi vicini che avevano denunciato episodi di bullismo nei suoi confronti da parte di balordi del posto, alcuni molto piccoli, i quali, ripetutamente, si sarebbero introdotti in casa per derubarlo usando su di lui violenza e sevizie. Quando i poliziotti sono riusciti ad entrare in casa, dopo una lunga trattativa per convincerlo che non si trattava dei soliti aguzzini, si sono resi conto che l’uomo era allo stremo delle forze. Non dormiva e non si alimentava da giorni e si reggeva in piedi a fatica. Così, contro la sua volontà, hanno chiamato il 118 il cui personale lo ha convinto a farsi portare all’ospedale per un controllo.

 
Poco dopo l’arrivo al pronto soccorso del Giannuzzi, però, le sue condizioni sono peggiorate tanto da rendere necessario un intervento chirurgico d’urgenza per suturare una perforazione gastrica. Il giorno di Pasqua un nuovo peggioramento con un secondo intervento chirurgico questa volta per una emorragia intestinale che non si era fermata nonostante le cure. L’altro ieri il decesso avvenuto nella rianimazione del Giannuzzi dove non ha mai preso mai conoscenza. A stabilire l’esatta causa della morte e soprattutto se potrebbe essere stata provocata dai traumi subiti durante le aggressioni, sarà l’autopsia che le due procure interessate, quella ordinaria e dei minorenni, hanno affidato al medico legale barese, Liliana Innamorato. Domani, venerdì 26 aprile, la specialista assumerà l’incarico e deciderà la data esatta dell’esame che si terrà nell’obitorio dell’ospedale Marianna Giannuzzi di Manduria. I due indagati maggiorenni, L.G. di 19 anni e A.S. di 22, sono difesi rispettivamente da Armando Pasanisi il primo e da Lorenzo Bullo e Gaetano Vitale il secondo. Il collegio difensivo dei minorenni è invece composto dagli avvocati di fiducia Davide Parlatano, Antonio Liagi, Cosimo Micera, Antonio Carbone e Dario Blandamura.



 

© RIPRODUZIONE RISERVATA