Ex Ilva, per l'ad Morselli l'acciaio a idrogeno è già possibile. E il Mise convoca tutti per giovedì

Ex Ilva, per l'ad Morselli l'acciaio a idrogeno è già possibile. E il Mise convoca tutti per giovedì
Ex Ilva, per l'ad Morselli l'acciaio a idrogeno è già possibile. E il Mise convoca tutti per giovedì
di Alessio PIGNATELLI
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Venerdì 2 Luglio 2021, 05:00

Gli impianti dell’ex Ilva «sono in grado di produrre già da ora anche idrogeno utilizzabile nella produzione di acciaio tramite ciclo integrale». Non ama le uscite pubbliche, una rarità nella sua decennale storia manageriale, ma quando rilascia dichiarazioni non è mai banale: Lucia Morselli, ad di Acciaierie d’Italia, ha aperto nuovi scenari per lo stabilimento di Taranto. In una lunga intervista al Sole 24 Ore, la lady d’acciaio ha affrontato tanti temi inerenti al Siderurgico: da una nuova guerra giudiziaria col ministero della Transizione ecologica agli scenari futuri passando appunto da questa rivelazione che ha spiazzato un po’ tutti. Secondo la manager, infatti, in tempi brevi «ci saranno novità sull’utilizzo dell’idrogeno in linea di produzione».

Acciaio green?

Una spinta alla decarbonizzazione che sembrava avere tempi molto più lunghi ed è chiaro che bisognerebbe capire a che tipo di intervento alluda Morselli. Non certo un passaggio alla produzione all’idrogeno tout court, perché richiede tempi e investimenti corposi. Anche perché in un passaggio ulteriore dell’intervista spiega che si sta progettando il revamping di Afo5, l’altoforno a carbone più grande d’Europa e che «qualsiasi trasformazione dovrebbe prevedere la crescita costante fino a 8 milioni di tonnellate di acciaio» grazie a un «mix di tecnologie produttive che danno molta più occupazione dei forni elettrici».

Quindi, è plausibile che intendesse solo un intervento parziale con l’idrogeno ma è bene mettere in fila tutti gli elementi. Innanzitutto, il piano industriale per la nuova società in partner con Invitalia ancora non c’è. Esiste uno schema riferibile allo scorso anno quando ancora lo Stato non aveva formalizzato il suo ingresso: prevedeva un ciclo misto forni elettrici-altoforni ma con l’utilizzo del gas.

Nel frattempo, però, sono cambiate tante cose. In primis, nella stesura finale del Pnrr c’è un capitolo che spiega i paletti per gli investimenti in Ricerca, Sviluppo e Innovazione. E mette al bando il gas consentendo invece l’idrogeno, ipotesi più avveniristica ma certamente più complessa, costosa e a lungo termine. “Nell’ambito di questo investimento - si legge nel testo - sarà lanciato un bando specifico per sostenere la R&D&I (Research, Development and Innovation) per il processo di produzione dell’acciaio attraverso l’uso crescente dell’idrogeno. Nell’ambito di questo progetto non sarà finanziato gas naturale. Questa misura sostiene la produzione di idrogeno basata sull’elettrolisi utilizzando fonti energetiche rinnovabili”.

Per l’acciaio verde, l’azienda ha presentato una proposta con i suoi partner industriali Fincantieri e Paul Wurth mentre al Mise si studia il progetto del consorzio formato da Danieli, Saipem e Leonardo. Qualcosa di più concreto, allora, potrebbe emergere l’8 luglio, alle 12: nel salone degli Arazzi del Mise, ci sarà il vertice tra governo, Acciaierie d’Italia, sindacati e Regioni sedi di siti industriali della società. La convocazione è stata inoltrata dalla segreteria tecnica del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti che presiederà l’incontro. Prevista anche la presenza del ministro del Lavoro, Andrea Orlando. I sindacati - annullata la giornata di assemblee di oggi dopo la convocazione ufficiale - chiederanno lumi sul futuro degli assetti produttivi, se questa opzione idrogeno è fantasiosa o realistica a breve.

E, chiaramente, saranno affrontati tutti gli altri temi a partire dalla cassa integrazione rinnovata ancora una volta per un massimo di 4mila unità fino ai rapporti inesistenti proprio con la numero uno dell’azienda. E proprio su questo tema molto caldo, Lucia Morselli ha dispensato stoccate pesantissime. Dopo aver confermato di aver ripianato i conti e aver glissato sull’assenza agli incontri finora del presidente in pectore Bernabé - «la domanda non va posta a me» - ha chiuso con una stilettata sulla questione dei rapporti deteriorati con istituzioni e città: «Ogni anno, tra entrate e uscite, vengono gestiti 10 miliardi di flusso di cassa. Questi sono la vera posta in palio che fa gola a tanti. L’ambiente non c’entra niente».

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