Dipendente mobbizzato, arriva la condanna per il Comune di Roccaforzata

Il municipio di Roccaforzata
Il municipio di Roccaforzata
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Martedì 5 Ottobre 2021, 12:16 - Ultimo aggiornamento: 22:29

Una brutta storia di mobbing cristallizzata in una sentenza. Il Comune di Roccaforzata è stato condannato da una sentenza del giudice Lorenzo De Napoli della Sezione Lavoro del Tribunale di Taranto a versare circa 44mila euro al dipendente C.G.F. come risarcimento “per danno biologico differenziale e morale, con interessi legali e diritto al rimborso di spese mediche, per danni a lui causati dalla condotta mobbizzante perpetrata da parte del datore di lavoro”. Il malcapitato è stato assistito dagli Avvocati Maria Luigia Tritto e Cataldo Tarricone. La notizia è stata data dall’Anmil Taranto.

La storia

Nel 2010 il giovane C.G.F. venne assunto con regolare concorso dal Comune di Roccaforzata e assegnato all’ufficio Urbanistica e Agricoltura con la qualifica di istruttore tecnico geometra; dopo alcuni mesi il dipendente subiva un progressivo isolamento da parte dei suoi colleghi e una serie di comportamenti lesivi della sua dignità. Seguivano sanzioni disciplinari pretestuose, trasferimento da un ufficio all'altro, privazione degli strumenti minimi di lavoro, confinamento in stanze non adeguate sino il licenziamento in base ad una segnalazione anonima. Il Tar di Lecce ed il giudice del Lavoro di Taranto ribaltavano gli esiti del licenziamento dichiarandolo illegittimo: il dipendente veniva così reintegrato, ma le condizioni di lavoro non mutavano, anzi peggioravano, come le sue condizioni di salute.

La sua richiesta all’Amministrazione comunale di Roccaforzata di danno materiale, biologico differenziale, esistenziale e morale provocati dalla condotta mobbizzante non dava esito, costringendo così il dipendente a rivolgersi all’Autorità Giudiziaria fino alla sentenza che, riconoscendo il danno subito da C.G.F., di fatto ha sancito che, all’epoca dei fatti, il Comune di Roccaforzata ha compiuto un reato penalmente perseguibile.

Il vicepresidente nazionale Anmil, il tarantino Emidio Deandri, commenta: «è necessario garantire ai dipendenti quella condizione di serenità sul posto di lavoro che permette loro di concentrarsi, senza distrarsi pensando magari al mutuo da pagare senza stipendio, o, peggio, alle angherie subite mentre si lavora. È un malessere psicologico che fa vivere male il malcapitato arrivando persino a creare quell’attimo di distrazione che può provocare un incidente sul lavoro.

Questo accade sovente nelle aziende private, in cui troppo spesso imprenditori avidi sacrificano la tutela del lavoratore alle logiche del profitto, ma non dovrebbe mai accadere in un ente pubblico».

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