Mittal chiama i sindacati
Lunedì incontro a Roma

Mittal chiama i sindacati Lunedì incontro a Roma
di Alessio PIGNATELLI
3 Minuti di Lettura
Venerdì 1 Giugno 2018, 09:16
In attesa di sviluppi dalle intricate manovre romane per formare un nuovo governo, la vertenza Ilva è ferma al doppio confronto del 22 e del 23 maggio. Senza significativi risvolti.
Negli ultimi due giorni però sono ripresi i contatti tra segreterie nazionali metalmeccaniche e ArcelorMittal e lunedì potrebbe esserci un nuovo incontro. Condizionale d’obbligo perché la vicenda è legata ai prossimi scenari politici che, negli ultimi giorni, cambiano continuamente.
La certezza è una: i sindacati aspettano una nuova mossa e basi diverse. Trattare di nuovo con le posizioni ferme non avrebbe nemmeno troppo senso. Occorre un cambio di marcia anche se al momento è difficile ipotizzarlo. Tant’è che questa settimana sta scivolando via senza ulteriori summit - a meno di sorprese dell’ultimissima ora - a discapito di quanto ipotizzato dallo stesso ministro uscente Carlo Calenda.
E allora è bene fare un passo indietro per ricordare come si erano chiusi i confronti di una settimana fa. Ben quattordici ore di riunione il 22 maggio alle quali aggiungere le tre del giorno successivo. Sembrava potessero esserci le condizioni per avvicinarsi tant’è che al tavolo - il primo giorno si tenne nella sede romana di Fiom, Fim e Uilm in Corso Trieste, il secondo in un hotel per una maggiore discrezione - ospitava i massimi rappresentanti di ArcelorMittal: il Ceo della divisione europea Geert Van Poelvoorde e il presidente e amministratore delegato di Am InvestCo Matthieu Jehl oltre ai vari esponenti della cordata. Per i sindacati, i numeri uno di Fim (Bentivogli), Fiom (Re David), Uilm (Palombella) e Usb (Bellavita). In realtà, però, la trattativa non si è smossa di tanto.
Le posizioni sono rimaste sostanzialmente invariate a parte qualche piccolo passo. Quella di ArcelorMittal fa riferimento al contratto firmato lo scorso anno ed è poco modificabile: le assunzioni si fermerebbero a 10mila - si è ipotizzato qualche centinaio in più, circa 500 unità - ma il problema resta soprattutto la soglia post 2023, ossia dopo il piano industriale. Nelle intenzioni dell’azienda, ricordiamo, scenderebbe a 8.480.
Le organizzazioni sindacali insistono invece sulla copertura per tutti i lavoratori salvo coloro che dovessero accettare gli incentivi all’esodo o si agganciassero alla pensione fra qualche anno. Magari una soluzione potrebbe arrivare alzando il tetto delle risorse disponibili per gli incentivi all’esodo volontario.
Finora si è ragionato su uno schema - ancora non soddisfacente per i sindacati - che propone 10mila assunti in Am Investco, circa 2mila persone calcolate in uscita con gli esodi incentivati, agevolati e volontari, poco più di 500 nella società di Cornigliano e un altro migliaio in carico all’amministrazione straordinaria di Ilva per occuparsi delle bonifiche. Al di là del punto di rottura che è una condizione insormontabile per i sindacati - ossia la garanzia post 2023 - i numeri potrebbero “aggiustarsi” se si stanziassero più risorse per gli incentivi.
Nell’ultima proposta del governo ammontava tra gli 80mila e i 100mila euro a lavoratore ma lo stesso Calenda aveva fatto sapere che «il governo tramite l’amministrazione straordinaria è disponibile a mettere sul piatto ulteriori risorse per chiudere nelle prossime ore».
Ecco ma quale governo? Qui e non solo la vertenza si lega a doppio filo con un’altra trattativa fondamentale ospitata dal Quirinale per un nuovo esecutivo. Che, a seconda dell’operatività e del colore politico, impatterebbe sulla negoziazione sul siderurgico. Perciò si cerca di non perdere tempo.
Ci si vedrà di nuovo ma per chiudere occorrono nuove basi, come hanno sottolineato ieri Fim, Fiom, Uilm e Usb anche a proposito su voci di lettere di assunzione in arrivo ai lavoratori. Vero è che ArcelorMittal in fabbrica potrebbe entrare da luglio anche senza un accordo sindacale. Ma con tutte le inevitabili conseguenze a livello sociale e sindacale possibili e immaginabili.
© RIPRODUZIONE RISERVATA