Ottanta migranti tentano la fuga dall'hot spot

Ottanta migranti tentano la fuga dall'hot spot
di Claudio FRASCELLA
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Venerdì 15 Aprile 2016, 06:59 - Ultimo aggiornamento: 13:46
TARANTO - Trecentoventiquattro i migranti arrivati da Augusta, in Sicilia, dalle 23 in poi mercoledì sera nell’hotspot tarantino. Una ottantina, ieri mattina, ha tentato la fuga. Una metà bloccata sul Ponte di Pietra, fra Città vecchia e quartiere Tamburi, è stata subito ricondotta dai carabinieri nell’area del porto riservata ad accoglienza e identificazione. Il resto, ricomposto dagli agenti della Polizia di Stato, più tardi ha raggiunto i connazionali, eritrei e somali.
Fra tutti i migranti giunti nella tarda sera di mercoledì, una decina in tutto si oppone all’iter identificativo. Con tutti i mezzi, anche a costo di bruciarsi i polpastrelli con l’ausilio di una colla potente. Alla fine anche buona parte di questi si sono sottoposti all’identificazione. Il tentativo di fuga, dunque, è rientrato in breve tempo, durando poco più di un’ora.
I primi migranti giunti al porto hanno rilasciato senza problemi generalità, si sono fatti fotografare per un primo documento. Da Augusta altri migranti con la procedura che è proseguita senza intoppi. Un buon 80% all’alba si può dire identificato. Gli altri che provavano ad andare via, hanno assunto una decisione non del tutto condivisa dagli altri connazionali. Con il passare delle ore, quelle poche decine che escono dal coro di migranti e profughi che chiedevano assistenza, hanno fatto squadra. Una parola tira l’altra, si è diffuso il timore con notizie imprecise, assunte da non si sa dove. Qualcuno pensa che saranno rispediti a casa, dove ad attenderli ci sono pericolo e fame. Da un gruppo sbuca una donna anziana. Una famiglia ha compiuto un esodo di massa. La nonna viene sorretta da un braccio del nipote, cammina piano.

Alle sue spalle, la figlia che prova a tenere per mano altri tre figlioletti. Non se la sentivano proprio di lasciarla a casa. L’amore con cui si prendono cura di lei, è un po’ come se raccontassero un addio che fortunatamente non c’è stato: loro su un barcone e l’ultimo sguardo alla mamma della mamma, lasciata lì, sola, al suo destino. Non se la sono sentita, dunque, la nonna sale a bordo di una imbarcazione di fortuna con il resto della famiglia. Tutti insieme, accada quel che accada. È andata bene, se ora l’anziana donna è oggetto di attenzione di figlia e nipotini sul suolo italiano. I nipotini. Quelli più piccoli, insieme con gli altri coetanei arrivati al porto, fanno squadra, una ventina in tutto. Indossano vestiti di almeno due taglie più grandi. Le mani non sbucano neppure da maglie e giubbottini. Ma non importa, stanno meglio che all’arrivo, quando avevano addosso ancora vestiti bagnati. I bambini poche ore prima tremavano, più per il freddo che per la paura. Soccorsi, sostenuti. Nell’area dell’hotspot, operano insieme agenti della Polizia di Stato. Gli tocca identificazione e controllo. La squadra funziona perfettamente, con loro anche carabinieri e militari della Guardia di finanza. Gli agenti della Polizia locale coordinano il lavoro indicato dal comandante Michele Matichecchia, nominato direttore dell’hotspot tarantino dal sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno. È infatti il Comune di Taranto a curare l’intera regia.
 
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