Pizzicata a fare la spesa in orario di ufficio, se la prende con i finanzieri: «Non fatemi perdere tempo, sto lavorando»

Pizzicata a fare la spesa in orario di ufficio, se la prende con i finanzieri: «Non fatemi perdere tempo, sto lavorando»
di Francesco CASULA
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Martedì 18 Febbraio 2020, 12:23 - Ultimo aggiornamento: 13:23
Potrebbe essere un processo a fare luce sui “furbetti del cartellino” pizzicati dai finanzieri di Taranto nella caserma Mezzacapo dove hanno sede gli uffici di diverse forze armate. Il procuratore aggiunto Maurizio Carbone ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per 21 dipendenti pubblici accusati di assenteismo: per l'accusa, infatti, timbravano il cartellino e poi, senza permesso, uscivano per fare la spesa oppure andavano via con l'auto per tornare a distanza di ore.

Timbravano e uscivano: anche nove militari fra i furbetti del cartellino pizzicati dalla Finanza
Furbetti del cartellino alla caserma Mezzacapo: timbravano e uscivano per la fare la spesa

Dalle indagini dei militari del Gruppo della Guardia di finanza di Taranto che hanno filmato gli accessi della caserma di via Principe Amedeo, erano numerosi i casi di dipendenti che, dopo essere entrati in ufficio ne sarebbero usciti senza permesso o autorizzazione che consentisse loro di lasciare il posto di lavoro. Nell'inchiesta, però, i finanzieri non si sono limitati al controllo dei documenti o ai filmati: in alcuni casi hanno seguito i dipendenti che talvolta si recavano nell'adiacente mercato Fadini per la spesa. In uno di questi casi le fiamme gialle hanno atteso che una donna finisse le sue compere e poi l'hanno fermata per controllare che fosse in possesso della ricevuta fiscale per gli acquisiti: di tutta risposta la donna s'innervosì con gli investigatori per il tempo che richiedeva il controllo dicendo «Non mi fate perdere tempo che sto lavorando».

Per tutti i 21 imputati l'ipotesi di reato contestata dal procuratore aggiunto Carbone è di truffa aggravata. Nel capo di imputazione formulato dal magistrato, l'accusa è di aver omesso «di timbrare con l'apposito cartellino marca tempo l'orario di entrata e di uscita, in particolare dopo aver fatto registrare la propria presenza, mediante la timbratura del badge personale, si allontanava in maniera ingiustificata dal luogo di lavoro, per periodi intermedi, senza far risultare con analoga marcatura la propria assenza».

In quindici giorni di indagini, i finanzieri, hanno individuato soggetti che si sarebbero allontanati in modo ingiustificati quasi tutti i giorni, mentre per alcuni indagati la contestazione riguarderebbe una sola giornata. Altri invece avrebbero falsificato gli orari di uscita: qualcuno di loro, infatti, per l'accusa «provvedeva, in concorso con ignoti, con alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza a timbrare il suo badge con orario successivo all'uscita, allontanandosi in maniera indebita dal luogo di lavoro, senza farvi più rientro». In sostanza sarebbe uscito prima timbrando il cartellino, ma facendo risultare comunque un orario successivo a quello effettivo di uscita.

Condotte che per la procura «traevano in inganno il datore di lavoro che corrispondeva la retribuzione anche per il tempo in cui lo stesso non era presente nel luogo ove doveva prestare attività lavorativa». La richiesta di giudizio arriverà ora sulla scrivania del gup di Taranto: dovrà decidere se accogliere la richiesta della procura e disporre l'avvio di un processo oppure prosciogliere gli imputati.
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