Pale eoliche, in 14 nei guai. Progettisti, proprietari e imprenditori rischiano di finire sotto processo

Pale eoliche, in 14 nei guai. Progettisti, proprietari e imprenditori rischiano di finire sotto processo
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Sabato 21 Novembre 2015, 02:38 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 20:46
Rischiano il giudizio in dodici, più due società private, per la realizzazione di aerogeneratori per la produzione di energia eolica in un’area che sarebbe stata priva di autorizzazione e di relazione paesaggistiche.



Le realizzazioni, secondo l’accusa formulata dai pubblici ministeri Enrico Bruschi e Lucia Isceri, sarebbero state sdoganate in assenza di valutazione di incidenza ambientale previo parere dell’ente Provincia di Taranto.



È questa, in estrema sintesi, la sostanza dell’inchiesta della procura della Repubblica di Taranto che è stata definito nei giorni scorsi, e che è stata demandata all’esame del giudice dell’udienza preliminare del tribunale del capoluogo tarantino.



Il caso, su cui dovranno essere comparate le diverse tesi scaturite dalla normativa sulla realizzazione di impianti ad energia alternativa, è particolarmente complesso e non riguarda soltanto le realizzazioni avvenute in località “Cacciagualani”, in agro di Crispiano.



Medesima contestazione della procura, infatti, è stata elevata per la realizzazione di tre aerogeneratori della potenza di venticinque chilowattori in località “Montemoro-Vallenza”, in agro di Massafra.



Anche in questa circostanza, secondo la tesi formulata dall’accusa pubblica, le opere incriminate sarebbero state realizzate senza essere state corredate dell’autorizzazione paesaggistica, della necessaria valutazione di incidenza ambientale e del parere dell’autorità di bacino.



L’indagine della procura della Repubblica, originariamente sdoppiatasi per via degli accertamenti effettuati nei diversi territori della provincia tarantina, aveva appunto generato un duplice procedimento giudiziario che aveva riguardato diverse società che si occupano della realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili.



Nel mirino della magistratura erano finite le realizzazioni effettuate in terreni private e le procedute attivate dalle società ”Sicon Power Srl” di San Marzano di San Giuseppe e la “Pulito Aziende agricole S. S.” di Massafra.



Tuttavia, sulla base di specifiche contestazioni, alcune delle quali peraltro anche prescritte dal momento che si riferiscono a periodi datati nel tempo, la magistratura di Taranto ha pure contestato l’ipotesi della truffa, che si sarebbe concretizzata attraverso l’erogazione di contributi pubblici previsti da un decreto ministeriale.



Contributi pubblici, secondo la tesi accusatoria, che sarebbero stati erogati indebitamente sulla base di dichiarazioni non corrispondenti al vero. Nell’inchiesta, proprio per la complessità della materia, sono chiamati in causa anche alcuni progettisti che avrebbero certificato la corrispondenza delle aree su cui sono sorti gli impianti con i criteri previsti dalle norme che impongono che le stesse aree non siano soggette a vincoli.
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