Omofobia e il caso Malika, il preside: «Per discuterne, serve il permesso dei genitori». Ed è bufera

Omofobia e il caso Malika, il preside: «Per discuterne, serve il permesso dei genitori». Ed è bufera
di Massimiliano MARTUCCI
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Mercoledì 28 Aprile 2021, 11:22 - Ultimo aggiornamento: 18:24

Per parlare di violenza e di omofobia in assemblea di istituto, al Tito Livio, serve l'autorizzazione dei genitori degli studenti minorenni. Così come accaduto nel 2019, la scuola chiede ai rappresentanti di istituto di attivarsi per ottenere le autorizzazioni, ma gli studenti non ci stanno e fanno un lungo post su Instagram, nel giorno del 25 aprile, dove denunciano la situazione.
Così sul profilo @liceotitolivio, scrivono: «La prossima assemblea avrebbe dovuta essere incentrata su un caso molto triste come quello di Malika, che solo per il suo orientamento sessuale è stata abusata verbalmente e psicologicamente dalla propria famiglia, ma tutto è stato cancellato per il volere della nostra scuola , che, come giustifica, ha affermato che per parlare di certe tematiche come l'omosessualità bisognerebbe avere il consenso di tutti i genitori. Questa non è politica, ma qualcosa di più grande come la lotta contro ogni tipo di violenza. Come si pensa di poter formare la prossima classe dirigente se ci insegnano l'indifferenza per la paura di scatenare del malumore in una piccola nicchia di persone? I partigiani ci hanno insegnato che la libertà è sacra in ogni sua forma e noi studenti dovremmo esseri liberi di parlare di qualsiasi tema per creare un dibattito che andrà oltre al formarci come studenti e futuri lavoratori, ma che ci formerà come futuri uomini e future donne». Tranchant anche il giudizio di Udu, Unione degli Universitari, affidato a un post di Instagram.

Il commento di Malika


Nel post citano la giovane Malika Chalky, che risponde: «La libertà è un diritto di ognuno di noi. Bisogna combattere per essa». I ragazzi non ci stanno a chiedere l'autorizzazione anche se, sentita la scuola, questa invece sarebbe la prassi consolidata ogni qual volta si parli di argomenti sensibili. È stato fatto anche in occasione di un percorso di approfondimento sul tema del benessere psicologico e covid. Se si va a cercare nei regolamenti di funzionamento dell'istituto, però, negli articoli che si riferiscono alle assemblee, non c'è nulla che riguardi la necessità di autorizzazione su argomenti. Solo l'articolo 37 del regolamento di istituto recita: «La richiesta deve contenere la chiara articolazione dell'ordine del giorno che può essere modificato o integrato dal Dirigente».
Non si fa riferimento alle autorizzazioni sugli argomenti. Né c'è un riferimento nel testo unico per la scuola, il decreto legislativo 297 del 1994. Negli articoli riguardanti le assemblee non si fa menzione sull'autorizzazione sulla trattazione di argomenti sensibili e si fa riferimento alle autorizzazioni, che peraltro devono essere concesse dal consiglio di istituto, solo in caso di presenze di esperti. E l'assemblea del prossimo venerdì non prevedeva la presenza di nessun estraneo. La richiesta di autorizzazione non sembra essere presente in alcun regolamento.
I ragazzi, non volendo cedere, hanno preferito cambiare l'ordine del giorno. Non è la prima volta che accade. Nel 2019, con un altro dirigente, gli studenti avevano invitato il presidente di Arcigay Taranto. In quel caso il preside, Giovangualberto Carducci, chiese la possibilità di un contradditorio.

Anche in questo caso gli studenti non cedettero e organizzarono il dibattito fuori dalle ore scolastiche.

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